domenica 19 aprile 2009

Keplero ha aperto gli occhi!


In un certo senso è come rivivere lo stupore che deve aver provato Galileo proprio 400 anni fa quando per la prima volta puntò il suo rudimentale “occhiale” verso la Via Lattea, scoprendo che quel chiarore “…che fa dubbiar ben saggi” altro non è che la luce di tantissime stelle!
Nei giorni scorsi Keplero, il telescopio spaziale lanciato dalla NASA il 7 marzo scorso e concepito per la ricerca di pianeti extrasolari di taglia terrestre, ha aperto gli occhi nella zona di cielo tra il Cigno e la Lira riprendendo un impressionante sfavillio di stelle!
L’immagine che vi propongo in questo post non dice molto; fondamentalmente evidenzia il mostruoso CCD da 95 megapixel, formato da 42 moduli accoppiati e disposti a formare 21 quadrati uguali. Il rossore che appare sembra quasi un segnale di disturbo… e invece sono tante stelle, veramente tante, e che potete apprezzare nell’immagine ad alta risoluzione da 5 Mb.

Guardare per credere all’indirizzo http://www.nasa.gov/images/content/330044main_KeplerFOVsmall.jpg

L'area in basso a destra dell'immagine appare più luminosa perché è più vicina al piano galattico e quindi è più densa di stelle. L'area in alto a sinistra, al contrario, è più lontana dal piano galattico e quindi appare più scura in quanto meno popolata di stelle.
L’immagine abbraccia un campo di 100 gradi quadrati e si stima che contenga 4,5 milioni di stelle: 100mila tra queste stelle sono state selezionate come candidate per la ricerca di Keplero! Vere e proprie osservate speciali!!
Per tre anni e mezzo Keplero spierà la luce di queste 100mila stelle per percepire deboli ma cicliche diminuzioni di luminosità (variazioni dell’ordine di 20 milionesimi di magnitudine, sic!). Se così sarà, ecco scovato un nuovo pianeta extrasolare! Dalla quantità di luce oscurata si può ricavare la dimensione del pianeta, mentre dall’intervallo di tempo tra due transiti si deduce la dimensione della sua orbita e si riesce a stimarne la sua temperatura. In definitiva, tutte queste caratteristiche permettono di concludere, per via indiretta, se il pianeta si trova all’interno della zona abitabile (habitable zone).
L’obiettivo scientifico della missione è quindi quello di esplorare la struttura e la diversità dei sistemi planetari extrasolari. E pensare che appena fino a metà degli anni ’90 non si era certi dell’esistenza di pianeti extrasolari…

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