martedì 8 novembre 2016

Perché l'astronomia?

Spesso mi è stato chiesto da parenti, amici e conoscenti come mai io tra tante possibilità abbia "scelto" l'hobby dell'astronomia.

Quello sono io insieme al mio telescopio nel
gennaio 2015, felice come una pasqua per
essere riuscito a montarlo senza fare danni!

Al di là del “Piuttosto dimmi com'è possibile che TU NON LO ABBIA SCELTO?”, che di solito trattengo sulla punta della lingua, solitamente rispondo un po' sbrigativamente che è perché mi piace guardare coi miei occhi il mondo che mi circonda, e magari mostro loro qualche foto del telescopio spaziale Hubble, sentendo i vari "Wow" ed i "Ma perché spendono tutti questi soldi per queste cose?" di rito.

Questa mia risposta tuttavia non è affatto completa, anzi si può dire che effettivamente è molto ingiusta verso questa passione: e ripensandoci tra me e me ho cercato di capire perché, tra tutte le cose che la natura e la società ci mettono a disposizione, abbia “scelto” proprio l'astronomia. 



Sicuramente esiste un lato estetico molto appagante: l'universo è pieno di forme e strutture meravigliose, e abbiamo delle bellissime foto a documentarcelo. Ricordate la “Blue Marble” dell'Apollo 17, che ci mostrava per la prima volta la Terra illuminata nella sua interezza? Avete presente le eccezionali fotografie del telescopio spaziale Hubble, ritraenti galassie lontane o nebulose piene di colori?

"Blue marble", "La biglia blu", alias la
Terra come fotografata dagli astronauti
a bordo dell'Apollo 17 nel Dicembre del 1972:
si trattavo dell'ultima missione Apollo,
nonché ultima missione umana diretta
verso la Luna. Questa foto è ovviamente passata
alla storia in quanto mostra tutta la porzione
illuminata della Terra, che sembra
 effettivamente una "biglia blu".
Bella, non è vero?
La nebulosa Elica (NGC7293), nota anche con il nome
 "Occhio di Dio", fotografata dal telescopio spaziale Hubble.

Negare il fascino di questo aspetto meramente estetico sarebbe come mentire, ma ovviamente non si riduce tutto solo a questo: bisogna tenere conto di come dentro ai telescopi la visione dell'occhio umano è lontana dall'essere così pittoresca, e le galassie e le nebulose si vedono solo in una sorta di pallido bianco e nero (pur con qualche eccezione). Il solo fatto di riuscire a trovare e vedere oggetti così tanto lontani da noi è di per sé incredibilmente emozionante! 

La galassia di Andromeda (M31) e le due galassie nane  che le orbitano intorno (M32 ed M110). Questa foto è... "preistorica"!
Pensate per un attimo a cosa significhi guardare la galassia di Andromeda, distante da noi circa 2,5 milioni di anni luce: stiamo guardando un oggetto gigantesco, ricolmo di centinaia di miliardi di stelle e pianeti, che noi vediamo non “in diretta”, bensì come apparivano 2,5 milioni di anni fa: noi vediamo la galassia di Andromeda com'era quando qui sulla Terra, per fare un paragone, iniziava la preistoria e l'homo habilis faceva la sua comparsa nelle grandi pianure dell'Africa orientale. In pratica quando guardiamo la galassia di Andromeda, stiamo guardando un “fantasma” di ciò che è essa stata moltissimo tempo fa. Non è grandioso? Chissà quali e quante storie ci sarebbero da raccontare, in un lasso di tempo così esteso! 

I "pilastri della creazione" fotografati dal telescopio
spaziale Hubble, o meglio... quello che erano 6000 anni fa!
Un altro esempio di “fantasma” del cielo è rappresentato dai famosissimi “Pilastri della creazione”, una porzione della nebulosa Aquila (M16) composta da tre lunghe colonne di gas e polveri distanti da noi circa 7000 anni luce: probabilmente questa struttura non esiste più, spazzata via dall'immensa forza di una supernova 6000 anni fa: pertanto noi vediamo (e vedremo per circa altri 1000 anni) un vero e proprio fantasma!


La posizione della stella Betelgeuse all'interno della
costellazione di Orione: ricordatevela bene,
perché con un po' di fortuna potremmo vederla in
 un mododel tutto nuovo e maestoso!

Questo medesimo concetto può essere applicato anche alla stella Betelgeuse, che splende di un brillante arancione nella costellazione di Orione, ad una distanza di 640 anni luce da noi, poiché si tratta di una stella supergigante rossa che si trova alla fine del suo ciclo vitale e il suo destino è di dare vita ad un'immensa esplosione che la renderà per alcuni mesi l'oggetto più luminoso del cielo (dopo il Sole e la Luna), e in quel lasso di tempo brillerà in cielo con una luminosità tale da essere visibile facilmente anche durante il giorno: il bello è che Betelgeuse potrebbe in realtà essere già esplosa, ma non lo sapremo finché non saranno passati 640 anni, quando la luce della supernova riuscirà a raggiungere la Terra! Fino a quel momento però per noi sarebbe come se nulla fosse successo!

Credo che l'umanità sia stata primordialmente attratta dalla volta stellata per la sua capacità di illuminare il buio (lo sapevate che nei luoghi completamente privi di inquinamento luminoso la luce emanata dal centro galattico produce le ombre?), e di costituire un punto di riferimento sicuro per tutti. Mi piace molto questa descrizione dell'astronomia perché mantiene la sua validità anche se interpretata da un punto di vista simbolico: è innegabile infatti che la conoscenza dell'astronomia, che è poi la conoscenza del contesto in cui tutta l'umanità è inserita, è in grado di “illuminare” il buio, che è costituito dalla ignoranza  e dalla vanità dell'umanità stessa. 


La Via Lattea splendente sopra il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO
(European Southern Observatory) sul Cerro Paranal, in Cile. In quel luogo
è talmente buio che la regione centrale della Via Lattea fa produrre ombre
agli oggetti e alle persone presenti sul posto. Insomma, si può dire
che qui la Via Lattea è davvero... illuminante!

L'astronomia ha il pregio di insegnarci infatti che l'uomo non si trova assolutamente al centro di nulla, che la vita umana è solo un lieve, fragile sospiro se paragonata ai tempi universali, e che tutte le questioni terrene hanno l'importanza che noi stessi attribuiamo loro. 



Pertanto, questa visione che ad alcuni può sembrare pessimista o negativa, mi pare piuttosto la chiave di volta per l'umanità intera: se tutti conoscessero, comprendessero ed accettassero l'astronomia, si potrebbe iniziare a sperare nella possibilità che le cose su questa terra iniziassero a funzionare meglio. Una conseguenza della conoscenza astronomica infatti è lo smascheramento di molte meccaniche sociali tipiche della società umana: odio razziale, pregiudizio, maldicenza, guerre, ambizione, prevaricazione dell'altro, il profitto a tutti i costi, etc..., sarebbero tutte subitamente private di qualsivoglia fondamento. 

Amo l'astronomia perché  per le ragioni sopracitate sono assolutamente convinto della sua grandissima funzione paideutica: essere posti di fronte a grandezze immense, al punto di rendere inutile il chilometro e dover adottare come unità di misura l'anno-luce (1 anno-luce, arrotondato per difetto, equivale a novemilamiliardi di km, 9.000.000.000.000 km), e nonostante questo arrivare a dover parlare di MILIARDI di anni luce; essere posti di fronte a un'universo la cui esistenza è misurata in miliardi di anni (13,8 stando ai dati più recenti), a fronte degli 80 anni di vita media degli uomini o degli appena 200.000 anni di esistenza dell'homo sapiens; essere posti di fronte a centinaia di miliardi di galassie contenenti centinaia di miliardi di stelle ciascuna, un vero e proprio “mare magnum” in cui la Terra, che pure a noi pare immensa, è solamente un piccolo puntino sperduto e assolutamente indistinguibile; essere posti di fronte a tutto questo ci deve portare a rivalutare celermente le nostre priorità per questa nostra (breve) vita che ci è concessa.
Amo l'astronomia perché è una sua comprensione è la migliore possibilità che l'umanità ha di instaurare una società in cui tutti possano veramente esprimere le loro potenzialità e vivere una vita piacevole, e che valga davvero la pena di essere vissuta, in armonia e pace con gli altri e con la natura che ci circonda.
Al centro del tondino bianco in questa foto vedete la Terra come appare a circa sei miliardi di km di distanza (astronomicamente parlando, si potrebbe dire che l'immagine è stata scattata dalla distanza di meno della metà di un passo dalla porta di casa), fotografata dalla sonda Voyager 1 (spedita verso i confini del Sistema Solare nel 1977) nel 1990, su pressione dell'astronomo e divulgatore Carl Sagan. Quest'ultimo darà come titolo a quest'immagine "Pale blue dot", "Pallido punto blu", e ne farà un saggio, che a mio avviso TUTTI dovremmo leggere. Eccone un breve estratto che porto sempre nel mio cuore:
"Noi riuscimmo a fare questa fotografia, e, se tu la guardi, tu vedi un puntino. Quello è qui. Quella è la nostra casa. Quello è noi. Su di esso, tutti quelli di cui sei venuto a sapere, ogni essere umano che ci sia mai stato, tutti hanno vissuto là. L’insieme di tutte le nostre gioie e sofferenze, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, ogni cacciatore e allevatore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e contadino, ogni giovane coppia innamorata, ogni bambino pieno di speranza, ogni madre e padre, ogni inventore ed esploratore, ogni moralista, ogni politico corrotto, ogni divo, ogni duce supremo, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie vissero là, su un granello di polvere sospeso in un raggio di Sole. La Terra è un palcoscenico molto piccolo in un’enorme arena cosmica. Pensa ai fiumi di sangue versati da tutti i generali ed imperatori affinchè in gloria e trionfo loro potessero divenire i padroni momentanei di una frazione di un puntino. Pensa alle crudeltà senza fine degli abitanti di un angolo del puntino sugli abitanti di un altro angolo appena distinguibile del puntino. Così frequenti i loro malintesi, così ansiosi sono di uccidersi l'un l'altro, così fervente il loro odio. La nostra presunzione, la nostra immaginata auto-importanza, la nostra illusione di avere una posizione privilegiata nell'Universo, sono sfidate da questo puntino di luce pallida. Il nostro pianeta è una macchiolina solitaria avvolta nel grande buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è suggerimento d’aiuto che verrà da altrove a salvare noi da noi stessi. Si dice che l'astronomia insegna la modestia e io aggiungo che è un’esperienza che costruisce il carattere. Io penso che non c’è forse nessuna migliore dimostrazione della follia della presunzione umana che questa immagine da lontano del nostro piccolo mondo. Secondo me, essa sottolinea la nostra responsabilità di avere più gentilezza e compassione l'un con l'altro e di preservare e curare teneramente quel pallido puntino blu, l'unica casa che noi abbiamo mai conosciuto".







Il panorama dalla casa dei miei nonni nelle colline
intorno alla città di Noto (SR) dove da bambino
  ho iniziato ad ammirare il cielo notturno (per fortuna!).
Mentre penso a queste cose mi sovviene in mente un'immagine del passato, proveniente da due decadi fa: rivedo me stesso quando ero un bambino molto piccolo, a 4-5 anni. I miei nonni avevano una casa in alta collina, e spesso durante le sere d'estate mi piaceva stare steso a guardare le stelle e la Luna: quel mondo mi affascinava incredibilmente, c'erano tante cose che mi chiedevo: “Perché le stelle dormono tutto il giorno?”, “Quanto sono lontane da noi?”, “Esistono altre Terre?”, “Come può lo spazio essere infinito?”, "Come si è formato tutto quanto?", e mi perdevo in questi pensieri, fantasticando di altri mondi da esplorare, altre persone da conoscere, altre cose da scoprire. Idee che da un lato mi ispiravano una sorta di timore reverenziale (come succede spesso approcciandosi all'immensamente grande), dall'altro un grandissimo entusiasmo, che  per fortuna porto con me ancor'oggi. 

Il panorama presente intorno all'osservatorio astronomico
 di Monteromano, il luogo dove adesso ho la fortuna ed il
privilegio di ammirare il cielo notturno!
Così come a me, credo che a molte altre persone sia capitato di avere una simile esperienza nell'infanzia: ma penso anche a tutti quelli che, essendo nati o vivendo in grandi città, non conoscono la magnificenza del cielo stellato, e non hanno l'opportunità di immergersi in esso: una vera e propria opportunità formativa mancata, cui bisogna rimediare! Portate i bambini e in generale i giovani a vedere le stelle! Fate sì che possano interrogarsi sui massimi sistemi, fantasticare sulle meraviglie del cosmo, sentirsi piccoli piccoli ma allo stesso tempo parte di qualcosa di immenso. Sarebbe fantastico se tutte le scuole valorizzassero maggiormente questo tipo di esperienza, e consentissero a tutti di sperimentare cosa si prova guardando le stelle di un cielo buio!

Per queste ragioni ora ho capito che la miglior risposta a chi mi chiede “perché hai scelto l'hobby dell'astronomia?” è che io non l'ho affatto scelta, semplicemente ho avuto la fortuna di incontrarla!



Cieli sereni a tutti quanti!


L'osservatorio astronomico di Monteromano fotografato da Luca Concas. La foto non necessita di descrizioni: parla da sé!


2 commenti:

Enrico Montanari ha detto...

Bellissimo Dario!
Io non credo sia fortuna, non almeno come fattore predominante: chi ama l'astronomia si è avvicinato alla scienza più antica del mondo perchè ha la capacità di guardare oltre la routine quotidiana, oltre il proprio orizzonte lavorativo. Quando cammini il cielo sopra di te è ben presente o non ti accorgi di nulla di quello che succede intorno a te? Se hai questa capacità di farti emozionare dal mutare del panorama delle tue giornate, inevitabilmente il cielo ti condurrà a se, ti sedurrà con i suoi tesori, sarà capace di assorbire le tue negatività e rendere meno pesante lo stress della tua giornata. E' bello fare delle serate in cui ti puoi sentire così piccolo, e insieme a te diventano piccole anche le preoccupazioni quotidiane, e poi ricaricare le batterie godendo di questo spettacolo, si lontano nello spazio e nel tempo, ma che senti dentro di te presente e vicino, grazie alla consapevolezza di esserne parte integrante, anche tu frammento di quel big bang che ha prodotto infinite e meravigliose traiettorie così diverse tra di loro...

Roberto Baldini ha detto...

Bravo Dario.

Hai fatto bene a condividere le tue profonde riflessioni sul blog, consentendo quindi a chiunque lo desideri di essere raggiunto dall'entusiasmo e dallo spessore della tua passione proprio così come facciamo ogni volta che ospitiamo le persone in osservatorio o nelle serate che realizziamo.

Le mie parole potranno anche sembrarti scontate visto e considerato che condividiamo pienamente esperienze, intenti, obiettivi e riflessioni da quando sei entrato nel gruppo astrofili antares tuttavia ti invito a non sottovalutarle.

Ovviamente non posso far altro che confermare di condividere quello che hai scritto perchè è ciò che mi è accaduto anche se con sfumature diverse.

La tua condivisione non è un'operazione banale o marginale e devi sempre tenere presente che, se ancora non hai maturato sufficiente conoscenza tra gli astrofili, molti hanno ancora una visione personalistica ed egocentrica della passione che coltivano per l'astronomia e non è così automatico il desiderio di condivisione che invece dovrebbe impadronirsi di chi, come noi, riesce a cogliere le riflessioni che hai espresso.

Come ti ha scritto Enrico (e condivido in toto le sue parole), la nostra passione deriva anche dalla capacità di sapersi guardare intorno quotidianamente senza estraniarsi dal contesto in cui esistiamo perchè il cielo è sempre ben presente sopra la nostra testa ma pochi ne colgono l'importanza di leggerne i messaggi che trasmette.

Ogni giorno è speciale e ogni notte (stellata) può essere straordinaria. Sta all'uomo cogliere i messaggi e agire di conseguenza e riuscire a diffondere in modo virale la consapevolezza dell'eccezionalità del "puntino blu" e di tutto ciò che ospita.

E' la missione più impegnativa ed importante che si possa immaginare. Appare agli occhi una cosa utopistica ma al tempo stesso doverosa anche perchè se l'uomo non impara a tutelarsi da solo... le stelle staranno solo a guardare.

Gli astrofili che guardano le stelle non sono quindi dei "semplici" osservatori bensì degli ambasciatori.