martedì 24 ottobre 2017

IC 405

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All'interno del bellissimo pentagono dell'Auriga si trova una piccola associazione di sei stelle che è chiamata da alcuni astrofili il "Piccolo Delfino". Esso ricorda in modo impressionante la costellazione del Delfino, anche se ad una scala notevolmente più piccola, ed è visibile ad occhio nudo in serate buone come un gruppetto serratissimo di stelle. Gli astri che lo compongono sono 16, 17-AR, 18,, 19 e IQ Aur (attorno alla quinta, sesta grandezza), più un altro di settima.
A circa 1° NO dal "Piccolo Delfino" si trova una stella di sesta magnitudine molto famosa: la AE Aurigae. Come si comprende dalla sua denominazione, essa è soggetta a variazioni di luminosità. Queste variazioni sono di piccola ampiezza ed avvengono in modo imprevedibile e casuale. Si tratta, comunque, di una variabile anomala per molti aspetti.
Il suo spettro è O9.5Ve e si trova ad una distanza di 1630 anni luce da noi. La sua luminosità è paragonabile allo splendore di quasi 1.000 Soli (magnitudine assoluta -2,5).
Attorno ad AE Aur, si trova una bella nebulosità sia a riflessione che ad emissione: la parte ad emissione si estende per 30'x19', l'altra è contenuta in un disco di 30' di diametro.
Il diametro totale di questa nube gassosa, illuminata dalla potente luce di AE Aur, raggiunge la decina di anni luce. Ciò che osserviamo al giorno d'oggi, comunque, è il risultato di un "incontro" casuale fra del gas interstellare e la AE Aur. Questa stella, infatti, è animata da un moto proprio notevolissimo (0,03"/anno, pari ad 80 Km/s) e sembra essere scaturita in epoca remota (2,7 milioni di anni fa) dalla zona attorno alla nebulosa M42, in Orione.
E' tuttora avvolto dal mistero il motivo dinamico che possa aver scagliato questa stella al di fuori della costellazione d'Orione, facendole percorrere parecchi gradi, fino al centro dell'Auriga.
Un'ipotesi abbastanza plausibile è che la AE Aur si trovasse all'interno di uno stretto sistema binario ed avesse una velocità orbitale molto alta. In seguito all'esplosione in supernova della compagna, si sarebbe trovata senza il vincolo imposto dalla gravitazione ed avrebbe proseguito tangenzialmente con la stessa velocità di cui era dotata prima, in direzione dell'Auriga.
Queste stelle fuggitive o "Runaway Stars" vennero studiate da Blaauw per la prima volta.
La nebulosa IC 405, quindi, si troverebbe casualmente lungo la traiettoria della AE Aur ed al suo passaggio avrebbe iniziato a splendere, un po' come i fari di una macchina illuminano la nebbia altrimenti invisibile.
Fotograficamente la nebulosa IC 405 rivela dettagli diversi a seconda dei filtri impiegati.
Col filtro blu si nota maggiormente il lungo filamento che accompagna la stella come uno strascico in direzione SSE.
Da un esame spettroscopico effettuato nel 1958 dall'astronomo Herbig, si vide che questo particolare è in realtà dovuto a polveri mescolate con pochissimo gas ed emette luce, quindi, per riflessione.
Usando invece un filtro rosso o meglio ancora H-alpha, l'aspetto della nebulosa cambia radicalmente, rendendo visibili filamenti molti belli ed intrecciati insieme estendersi per 30' dalla AE Aurigae.
Essendovi delle nubi di polveri proprio a ridosso di AE Aur, si conferma il carattere puramente transitorio dell'astro, perché altrimenti la sua energia avrebbe già dissolto completamente quelle polveri rendendo la nebulosa di tipo esclusivamente ad emissione.


Proboscide di Elefante

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Vdb 142 è una piccola nebulosa oscura, visibile nella costellazione di Cefeo.
Si individua verso l'area centrale del grande complesso nebuloso noto come IC 1396, pochi primi d'arco ad ovest dell'ammasso aperto associato alla nebulosa; nonostante le sue ridotte dimensioni, si evidenzia con una discreta facilità, a causa della sua profonda oscurità e per la sua forma, che le ha conferito il soprannome di "Proboscide di Elefante".




lunedì 23 ottobre 2017

Nebulosa Rosetta

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La Nebulosa Rosetta (nota anche con la sigla di catalogo Ngc 2237) è un'ampia regione H II di forma rozzamente circolare situata ai confini di una nebulosa molecolare gigante, nella costellazione dell'Unicorno.
L'estensione apparente è di 80'x60' e la luminosità specifica è così bassa da rendere la "Rosetta" un oggetto elusivo e visualmente molto difficile.
Nella foto si possono identificare numerosissime zone scure, talora rotonde, talora allungate o irregolari, che sembrano aprire dei buchi nella nella luce della nube gassosa.
Essi sono dei globuli di Bok, cioè delle associazioni di gas e polveri che risaltano per contrasto con lo sfondo luminoso e che forse daranno origine per contrazione a nuove stelle.
Il loro diametro apparente è inferiore al 1' d'arco (in media 0,4 pc), mentre la nebulosa, nel suo insieme, copre una estensione di 60 anni luce. La massa complessiva della  nebulosa Rosetta è di circa 140.000 Soli




Nebulosa Cuore

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IC 1805 (nota anche come Nebulosa Cuore) è una nebulosa diffusa associata ad un ammasso aperto, visibile nella costellazione di Cassiopea.
Si tratta di una regione HII molto estesa, la cui distanza è stimata sui 7500 anni luce da noi; la sua caratteristica principale è la presenza di due grosse aree apparentemente vuote, di diverse dimensioni, che rendono la nebulosa simile ad un "cuore". Al suo interno si trova un sistema di piccoli ammassi aperti poco concentrati, responsabili della ionizzazione della nebulosa. Il più notevole di questi è Melotte 15, che contiene alcune stelle circa 50 volte più massicce del Sole.
Visualmente, utilizzando bassi ingrandimenti, si osserva solo l'ammasso aperto. Con l'aggiunta di un filtro OIII, possiamo notare che nella parte centrale dell'ammasso, le stelle sono immerse in una specie di nebulosità ovattata. Si vede anche un brandello di questa nebulosità, somigliante ad una bolla.
Ma non è sicuramente in visuale che la nebulosa dà il meglio di sé; infatti è un ottimo bersaglio per gli astrofotografi!




martedì 17 ottobre 2017

NGC 896 (regione HII in Cassiopea)

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Ngc 896 è una regione HII situata nei confini della costellazione di Cassiopea, nei pressi del Doppio Ammasso in Perseo. Si tratta di una nebulosa diffusa associata ad un ammasso aperto, e per poterne cattuarare la debole luce ho dovuto eseguire una esposizione della durata complessiva di 5 ore: 2 ore con il filtro H-Alpha, 1 ora col filtro rosso, 1 ora col filtro verde e 1 ora col filtro blu.
Ngc 896 è costituito da varie sezioni, catalogate come W3 North, W3 Main e W3(OH), la cui massa, sommata assieme, equivale a circa 70.000 masse solari.
La regione di W3 Main, in particolare, è uno dei siti più studiati in cui avviene la formazione di stelle di grande massa, dopo quella di Orione; si tratta di una delle aree più dense e ricche di regioni H II comprese entro il raggio di 2.000 parsec dal Sole.