All'interno del bellissimo pentagono dell'Auriga si trova una 
piccola associazione di sei stelle che è chiamata da alcuni astrofili il
 "Piccolo Delfino". Esso ricorda in modo impressionante la costellazione
 del Delfino, anche se ad una scala notevolmente più piccola, ed è 
visibile ad occhio nudo in serate buone come un gruppetto serratissimo 
di stelle. Gli astri che lo compongono sono 16, 17-AR, 18,, 19 e IQ Aur (attorno alla quinta, sesta grandezza), più un altro di settima.
 A circa 1° NO dal "Piccolo Delfino" si trova una stella di sesta 
magnitudine molto famosa: la AE Aurigae. Come si comprende dalla sua 
denominazione, essa è soggetta a variazioni di luminosità. Queste 
variazioni sono di piccola ampiezza ed avvengono in modo imprevedibile e
 casuale. Si tratta, comunque, di una variabile anomala per molti 
aspetti. 
 Il suo spettro è O9.5Ve e si trova ad una distanza di 1630
 anni luce da noi. La sua luminosità è paragonabile allo splendore di 
quasi 1.000 Soli (magnitudine assoluta -2,5).
 Attorno ad AE Aur,  si
 trova una bella nebulosità sia a riflessione che ad emissione: la parte
 ad emissione si estende per 30'x19', l'altra è contenuta in un disco di
 30' di diametro.
 Il diametro totale di questa nube gassosa, 
illuminata dalla potente luce di AE Aur, raggiunge la decina di anni 
luce. Ciò che osserviamo al giorno d'oggi, comunque, è il risultato di 
un "incontro" casuale fra del gas interstellare e la AE Aur. Questa 
stella, infatti, è animata da un moto proprio notevolissimo (0,03"/anno,
 pari ad 80 Km/s) e sembra essere scaturita in epoca remota (2,7 milioni
 di anni fa) dalla zona attorno alla nebulosa M42, in Orione.
 E' 
tuttora avvolto dal mistero il motivo dinamico che possa aver scagliato 
questa stella al di fuori della costellazione d'Orione, facendole 
percorrere parecchi gradi, fino al centro dell'Auriga.
 Un'ipotesi 
abbastanza plausibile è che la AE Aur si trovasse all'interno di uno 
stretto sistema binario ed avesse una velocità orbitale molto alta. In 
seguito all'esplosione in supernova della compagna, si sarebbe trovata 
senza il vincolo imposto dalla gravitazione ed avrebbe proseguito 
tangenzialmente con la stessa velocità di cui era dotata prima, in 
direzione dell'Auriga.
 Queste stelle fuggitive o "Runaway Stars" vennero studiate da Blaauw per la prima volta.
 La nebulosa IC 405, quindi, si troverebbe casualmente lungo la 
traiettoria della AE Aur ed al suo passaggio avrebbe iniziato a 
splendere, un po' come i fari di una macchina illuminano la nebbia 
altrimenti invisibile.
 Fotograficamente la nebulosa IC 405 rivela dettagli diversi a seconda dei filtri impiegati.
 Col filtro blu si nota maggiormente il lungo filamento che accompagna la stella come uno strascico in direzione SSE.
 Da un esame spettroscopico effettuato nel 1958 dall'astronomo Herbig, 
si vide che questo particolare è in realtà dovuto a polveri mescolate 
con pochissimo gas ed emette luce, quindi, per riflessione. 
 Usando 
invece un filtro rosso o meglio ancora H-alpha, l'aspetto della nebulosa
 cambia radicalmente, rendendo visibili filamenti molti belli ed 
intrecciati insieme estendersi per 30' dalla AE Aurigae.
 Essendovi 
delle nubi di polveri proprio a ridosso di AE Aur, si conferma il 
carattere puramente transitorio dell'astro, perché altrimenti la sua 
energia avrebbe già dissolto completamente quelle polveri rendendo la 
nebulosa di tipo esclusivamente ad emissione.
 
 

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