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venerdì 26 giugno 2009

Annuncio Celeste (ultima parte) - Lettura guidata all’opera di Galileo Galilei nell’Anno Internazionale dell’Astronomia

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Il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, pubblicato la prima volta a Venezia nel 1610, ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella storia della filosofia e della scienza, sia per le provocazioni che sollevava alle antiche concezioni del cosmo, sia per l'impiego di un nuovo strumento: il telescopio.
Proviamo a rileggere e a commentare alcuni passi di questa opera. Scriveva Galileo:
Grandi cose per verità in questo breve trattato propongo all'osservazione e alla contemplazione di quanti studiano la natura. Grandi, dico, e per l'eccellenza della materia stessa, e per la novità non mai udita nei secoli, e infine per lo strumento mediante il quale queste cose stesse si sono palesate al nostro senso.
[…] Ma quel che di gran lunga supera ogni meraviglia, e principalmente ci spinse a renderne avvertiti tutti gli astronomi e filosofi, è l'aver scoperto quattro astri erranti, da nessuno, prima di noi, conosciuti né osservati, che, a somiglianza di Venere e Mercurio intorno al Sole, hanno le loro rivoluzioni attorno a un certo astro cospicuo tra i conosciuti, ed ora lo precedono ora lo seguono, non mai allontanandosene oltre determinati limiti. E tutte queste cose furono scoperte e osservate pochi giorni or sono con l'aiuto d'un occhiale che io inventai dopo aver ricevuto l'illuminazione della grazia divina.

E più avanti aggiungeva:
[…] poiché ora seguono (i quattro astri medicei, come li chiamava lo stesso Galileo), ora precedono Giove ad uguali intervalli e si allontanano da esso solo ben poco spazio ora verso oriente ora verso occidente, e lo accompagnano sia nel moto retrogrado che nel diretto, a nessuno può nascer dubbio che compiano attorno a Giove le loro rivoluzioni, e nello stesso tempo effettuino tutti insieme con periodo dodecennale il lor giro intorno al centro del mondo.

L’esistenza di quattro oggetti che orbitano attorno a Giove era la prova incontrovertibile che non tutti gli oggetti celesti girano intorno alla Terra. Se quelle lune tanto distanti orbitano intorno a Giove, ignorando la Terra, è difficile pensare che questa sia davvero il centro dell’Universo.
Il telescopio e il metodo scientifico furono le potenti armi utilizzate da Galileo per affermare la rivoluzione copernicana e abbattere la visione aristotelica del cosmo. Le sue osservazioni lo convinsero che Aristotele si sbagliava e che la ragione stava dalla parte di Copernico!
Purtroppo le sue ricerche scientifiche sconfinavano nel territorio della teologia… ma questo è un altro capitolo della storia, a cui dedicheremo un post a breve.
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. – Marcel Proust

giovedì 25 giugno 2009

Annuncio Celeste (terza parte) - Lettura guidata all’opera di Galileo Galilei nell’Anno Internazionale dell’Astronomia

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Il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, pubblicato la prima volta a Venezia nel 1610, ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella storia della filosofia e della scienza, sia per le provocazioni che sollevava alle antiche concezioni del cosmo, sia per l'impiego di un nuovo strumento: il telescopio.
Proviamo a rileggere e a commentare alcuni passi di questa opera. Scriveva Galileo:

Grandi cose per verità in questo breve trattato propongo all'osservazione e alla contemplazione di quanti studiano la natura. Grandi, dico, e per l'eccellenza della materia stessa, e per la novità non mai udita nei secoli, e infine per lo strumento mediante il quale queste cose stesse si sono palesate al nostro senso.
[…] Inoltre non mi pare si debba stimar cosa da poco l'aver rimosso le controversie intorno alla Galassia, o Via Lattea, e aver manifestato al senso oltre che all'intelletto l'essenza sua; e inoltre il mostrare a dito che la sostanza degli astri fino a oggi chiamati dagli astronomi nebulose è di gran lunga diversa da quel che si è fin qui creduto, sarà cosa grata e assai bella.
E più avanti aggiungeva:

[…] Quello che in terzo luogo osservammo è l'essenza o materia della Via LATTEA, la quale attraverso il cannocchiale si può vedere in modo così palmare che tutte le discussioni, per tanti secoli cruccio dei filosofi, si dissipano con la certezza della sensata esperienza, e noi siamo liberati da sterili dispute. La GALASSIA infatti non è altro che un ammasso di innumerabili stelle disseminate a mucchi; ché in qualunque parte di essa si diriga il cannocchiale, subito si offre alla vista un grandissimo numero di stelle, parecchie delle quali si vedono abbastanza grandi e molto distinte, mentre la moltitudine delle più piccole è affatto inesplorabile.

E’ interessante notare come Galileo usi indifferentemente i due termini Via Lattea e Galassia. Anticamente infatti erano sinonimi; solo in tempi recenti è invalsa l’abitudine di chiamare Via Lattea la debole striscia visibile ad occhio nudo e Galassia la totalità del sistema stellare a cui appartiene i Sistema Solare.
Per molti popoli, anche di diverse etnie come i Vichinghi e gli Incas, la Via Lattea era la strada che conduceva alla dimora degli dei. Per gli egiziani era il corpo sinuoso della dea Nut (il Cielo), separata dal marito Geb (la Terra) per opera del dio Ra (il Sole). Per gli indiani Navajo la Via Lattea è Yakàisdàni, colei che attende l’alba. Per i boscimani, popolo nomade che vive nel deserto del Kalahari, rappresenta il fumo di un fuoco acceso da una donna per indicare la strada al suo uomo disperso nella notte senza Luna. Secondo una prima mitologia greca, quel chiarore che “…biancheggia tra’ poli del mondo…” sarebbe il latte uscito dal seno divino di Era mentre allattava l’infante Eracle; secondo un altro mito rappresenta invece “…la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn…” con il carro del Sole. Secondo un bellissimo mito cinese, la Via Lattea altro non sarebbe che un fiume impetuoso che separa due giovani innamorati (la stella Vega e la stella Altair).
Lo stesso Aristotele, il maestro di tutti i filosofi, aveva dubitato della natura celeste di quel chiarore, collocandolo nel mondo sublunare. Finalmente a Galileo fu chiaro cosa fosse questa “…Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi…”. Stelle, innumerevoli stelle, che costituiscono la nostra città stellare, la nostra galassia.
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. – Marcel Proust

mercoledì 24 giugno 2009

Annuncio Celeste (parte seconda) - Lettura guidata all'opera di Galileo Galilei nell'Anno Internazionale dell'Astronomia

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Il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, pubblicato la prima volta a Venezia nel 1610, ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella storia della filosofia e della scienza, sia per le provocazioni che sollevava alle antiche concezioni del cosmo, sia per l'impiego di un nuovo strumento: il telescopio.
Proviamo a rileggere e a commentare alcuni passi di questa opera. Scriveva Galileo:


Grandi cose per verità in questo breve trattato propongo all'osservazione e alla contemplazione di quanti studiano la natura. Grandi, dico, e per l'eccellenza della materia stessa, e per la novità non mai udita nei secoli, e infine per lo strumento mediante il quale queste cose stesse si sono palesate al nostro senso.
[…] Bellissima cosa e mirabilmente piacevole, vedere il corpo della Luna, lontano da noi quasi sessanta raggi terrestri, così da vicino come distasse solo due di queste dimensioni; così che si mostrano il diametro stesso della Luna quasi trenta volte, la sua superficie quasi novecento, il volume quasi ventisettemila volte maggiori che quando si guardano a occhio nudo: e quindi con la certezza della sensata esperienza chiunque può comprendere che la Luna non è ricoperta da una superficie liscia e levigata, ma scabra e ineguale, e, proprio come la faccia della Terra, piena di grandi sporgenze, profonde cavità e anfratti.

E’ interessante notare come già ai tempi di Galileo fosse nota con ottima precisione la distanza Terra-Luna in funzione del raggio terrestre; con le moderne misure infatti 384.000 km : 6.370 km = 60,3 raggi terrestri!
Galileo capisce, osservando il nostro satellite con un cannocchiale che gli assicurava 30 ingrandimenti, che la Luna non è affatto perfettamente sferica e levigata come voleva la tradizione aristotelica, ma presenta avvallamenti e montagne. Con un ragionamento concettualmente corretto ma non preciso nelle misure utilizzate, ricavò inoltre che le montagne lunari sono più alte di quelle terrestri.
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. – Marcel Proust

martedì 23 giugno 2009

Annuncio Celeste (parte prima) - Lettura guidata all’opera di Galileo Galilei nell’Anno Internazionale dell’Astronomia

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Il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, pubblicato la prima volta a Venezia nel 1610, ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella storia della filosofia e della scienza, sia per le provocazioni che sollevava alle antiche concezioni del cosmo, sia per l'impiego di un nuovo strumento: il telescopio.
Proviamo a rileggere alcuni illuminanti passaggi di questa opera. Scriveva Galileo:
Grandi cose per verità in questo breve trattato propongo all'osservazione e alla contemplazione di quanti studiano la natura. Grandi, dico, e per l'eccellenza della materia stessa, e per la novità non mai udita nei secoli, e infine per lo strumento mediante il quale queste cose stesse si sono palesate al nostro senso.
Grande cosa è certamente alla immensa moltitudine delle stelle fisse che fino a oggi si potevano scorgere con la facoltà naturale, aggiungerne e far manifeste all'occhio umano altre innumeri, prima non mai vedute e che il numero delle antiche e note superano più di dieci volte.

Più avanti, aggiungeva:
[…] Ma oltre le stelle di sesta grandezza si vedrà col cannocchiale un così gran numero di altre, invisibili alla vista naturale, che appena è credibile: se ne possono vedere infatti più di quante ne comprendano le altre sei differenti grandezze; le maggiori di esse, che possiamo chiamare di settima grandezza o prima delle invisibili, con l'aiuto del cannocchiale appaiono più grandi e più luminose che le stelle di seconda grandezza viste a occhio nudo.


Galileo rimase stupito dal gran numero di stelle visibili con il suo rudimentale telescopio.
E a riprova di quanto visto, rappresentò due zone di cielo.
Nell’asterismo costituito dalla cintura e dallo spadino di Orione vide oltre 500 stelle, più di quaranta entro lo stretto limite delle sei Pleiadi visibili ad occhio nudo!










Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. – Marcel Proust

martedì 2 giugno 2009

Galileo e l’Anno Internazionale dell’Astronomia (IYA2009)

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Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono
in quello che vedono. Galileo Galilei

Il 2009 è l’Anno Internazionale dell’Astronomia (IYA 2009), ormai sono in molti a saperlo, per ricordare un evento che ha cambiato la storia della Scienza e dell’Umanità. Proprio quattrocento anni fa Galileo Galilei perfezionò il cannocchiale ma soprattutto ebbe un’idea straordinaria: rivolgerlo verso il Cielo!
Punto di approdo di una ricerca millenaria che ha caratterizzato la storia di tutte le civiltà ed in particolare di quelle mediterranee, le sue osservazioni astronomiche hanno rivoluzionato la concezione dell'Universo e aperto la strada alla Scienza moderna.
Per capire la genialità di Galileo, dobbiamo tuttavia fare un enorme sforzo: spogliarci delle nozioni che tutti noi abbiamo (vuoi perché studiate a scuola, vuoi perché sentite in conferenze o letto in libri e riviste), nozioni che ormai sono parte del senso comune, del paradigma scientifico moderno. Per noi oggi è facile pensare che la Terra orbita attorno al Sole come tutti gli altri pianeti, che Giove possiede dei satelliti, che la Terra non è affatto al centro dell’Universo e via discorrendo. Ma non è sempre stato così, affatto!
La fisica aristotelica aveva diviso l’Universo in due luoghi nettamente separati:
1) in basso, il mondo terrestre o sublunare, dove regnano il divenire, il mutamento e la corruzione delle sostanze sensibili, mescolanza di 4 semplici elementi (terra, acqua, aria e fuoco);
2) in alto, il mondo celeste o sopralunare, inalterabile, immutabile e caratterizzato dal perfetto moto circolare.
Figlia di questa fisica era la cosmologia antica che aveva trovato la sua massima summa nell’Almagesto di Claudio Tolomeo. Il moto in cielo dei 5 pianeti allora conosciuti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno), della Luna, del Sole e delle stelle fisse veniva descritto cinematicamente dal movimento di ben 55 sfere.
Per costruire un nuovo modo di fare scienza era necessario abbattere diversi presupposti, le solide fondamenta della fisica e della cosmologia aristotelica-tolemaica:
1) la centralità e l’immobilità della Terra;
2) il carattere necessariamente circolare dei moti celesti e la forma sferica dei suoi oggetti;
3) la convinzione che il moto sia dovuto alla natura dei corpi stessi (un oggetto pesante cade verso il basso, mentre un corpo leggero sale verso l’alto…);
4) il presupposto che la fisica si occupa dei fenomeni sublunari o terreni, mentre la matematica descrive la perfezione dei moti e delle forme celesti.
L’opera di Galileo ha inciso praticamente su tutti questi fronti! Unica eccezione il superamento del carattere circolare dei moti celesti; come tutti ben sanno fu il grande Keplero a capire che le orbite dei pianeti sono ellittiche.
Le sue osservazioni, per altro con un telescopio che definire rudimentale è riduttivo, demolirono l’immagine aristotelica del cosmo:
1) se la Luna presenta montagne e avvallamenti, cade l’ipotesi della perfetta sfericità (simbolo di perfezione) degli oggetti celesti;
2) se Venere presenta le fasi come la Luna, allora non si può muovere attorno la Terra;
3) se attorno a Giove orbitano delle lune, allora vi sono oggetti celesti che hanno un centro orbitale diverso dalla Terra;
4) se il Sole presenta delle macchie, cade l’ipotesi dell’incorruttibilità dei corpi celesti.
I suoi studi sul piano inclinato e sulla caduta dei corpi, che lo portarono alla scoperta del principio di inerzia e del principio di relatività galileiano, spiegavano come mai non ci accorgiamo di muoverci, per altro a grande velocità, e permettevano il superamento della teoria del “luogo naturale” di stampo aristotelico.
Ma la sua più sensazionale scoperta fu l’aver capito che far derivare i concetti dalle esperienze terrene non sminuisce affatto la dignità della razionalità umana. E non solo la fisica si può occupare di ciò che accade in cielo, ma è possibile una determinazione matematica dei fenomeni terrestri. L’Universo è uno solo! Questa si può considerare la prima grande unificazione operata in campo scientifico.
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta
aperto innanzi a gli occhi (io dico lo Universo), ma non si può intendere se
prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è
scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli,
cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a
intenderne umanamente parola. - Galileo Galilei
Quello che si afferma con Galileo è l’universalità della scienza, il cui metodo (le “sensate esperienze” con le “matematiche dimostrazioni”) non trova confini nell’indagare l’Universo.

giovedì 15 gennaio 2009

Cerimonia di Apertura dell'Anno Internazionale dell'Astronomia IYA 2009

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La cerimonia di apertura dell'Anno Internazionale dell'Astronomia che si tiene oggi, 15 gennaio 2009, a Parigi, si può seguire in diretta via internet al sito:

http://canalc2.u-strasbg.fr/direct.asp?idEvenement=451

Nota della Redazione: Vi ricordiamo che tutte le nostre iniziative verranno inserite nel database del sito astronomy2009.it ! Siamo ufficialmente protagonisti dell'evento ora!

venerdì 6 giugno 2008

2009: Anno Internazionale dell'Astronomia

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Si "scaldano i motori" per il 2009, che è stato proclamato l'Anno Internazionale dell'Astronomia. Maggiori informazioni sulle iniziative italiane al sito:

http://www.astronomy2009.it/