Proviamo a rileggere e a commentare alcuni passi di questa opera. Scriveva Galileo:
Grandi cose per verità in questo breve trattato propongo all'osservazione e alla contemplazione di quanti studiano la natura. Grandi, dico, e per l'eccellenza della materia stessa, e per la novità non mai udita nei secoli, e infine per lo strumento mediante il quale queste cose stesse si sono palesate al nostro senso.
[…] Bellissima cosa e mirabilmente piacevole, vedere il corpo della Luna, lontano da noi quasi sessanta raggi terrestri, così da vicino come distasse solo due di queste dimensioni; così che si mostrano il diametro stesso della Luna quasi trenta volte, la sua superficie quasi novecento, il volume quasi ventisettemila volte maggiori che quando si guardano a occhio nudo: e quindi con la certezza della sensata esperienza chiunque può comprendere che la Luna non è ricoperta da una superficie liscia e levigata, ma scabra e ineguale, e, proprio come la faccia della Terra, piena di grandi sporgenze, profonde cavità e anfratti.
E’ interessante notare come già ai tempi di Galileo fosse nota con ottima precisione la distanza Terra-Luna in funzione del raggio terrestre; con le moderne misure infatti 384.000 km : 6.370 km = 60,3 raggi terrestri!
Galileo capisce, osservando il nostro satellite con un cannocchiale che gli assicurava 30 ingrandimenti, che la Luna non è affatto perfettamente sferica e levigata come voleva la tradizione aristotelica, ma presenta avvallamenti e montagne. Con un ragionamento concettualmente corretto ma non preciso nelle misure utilizzate, ricavò inoltre che le montagne lunari sono più alte di quelle terrestri.
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. – Marcel Proust
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