(Visione artistica di una supernova. Dal sito http://www.novacelestia.com/)
Il modo migliore per farsi pubblicità è sempre annunciare una qualche catastrofe. Così deve aver pensato il trio costituito da Edward M. Sion, Patrick Godon e Timothy McClain (uno studente) della - ora conosciuta - Villanova University. La scorsa settimana hanno annunciato al 215mo congresso dell'American Astronomical Society (AAS) che la variabile cataclismica nota come T Phyxidis (costellazione della Bussola) esploderà in una supernova e colpirà la Terra, determinando l'estinzione della specie umana. Ah, dico io, finalmente non dovremo più preoccuparci dell'effetto serra, del buco dell'ozono, della crisi, della calvizie incipiente. Tuttavia, Sion & Co. ci informano che questo accadrà fra 10 milioni di anni, forse.
Più nel dettaglio: una variabile cataclismica di questo tipo è costituita da un sistema binario con una stella come il nostro Sole e una nana bianca. Quest'ultima è una stella che ha esaurito il carburante per le reazioni di fusione termonucleare e quindi l'autogravità della stella ha compresso il gas restante al punto che gli elettroni si muovono a velocità relativistiche e degenerano in un gas con particolari proprietà quantistiche, la cui pressione controbilancia la gravità dell'astro. Per via della maggiore attrazione gravitazionale, la nana bianca accresce materia strappandola alla compagna che, quando arriva alla superficie dell'astro collassato, genera reazioni termonucleari che risultano in violenti sbalzi di luminosità (novae semplici, non "super"). Quando l'accrescimento avrà portato la nana bianca a raggiungere 1.4 masse solari (limite di Chandrasekhar), il sistema esploderà in una supernova di tipo Ia (quelle usate come candele standard per misurare l'accelerazione dell'Universo).
Dal punto di vista scientifico è decisamente affascinante. Per quanto le supernovae Ia siano estremamente importanti negli studi cosmologici, si conosce ancora poco sulla loro evoluzione prima dell'esplosione finale. Questo studio potrebbe avere quindi un grande interesse di per se.
Ma i tre non erano contenti di questo successo scientifico e hanno giocato la carta della catastrofe. Secondo Sion, essendo questa sorgente distante dalla Terra solo 1 chiloparsec (3260 anni luce), il flusso di energia rilasciato nell'esplosione arriverebbe sino al nostro pianeta con intensità tale da distruggere la fascia di ozono e quindi causare l'estinzione del genere umano. Il calcolo è subito stato contestato durante la presentazione all'AAS dal noto astrofisico - esperto di supernovae - Alexei Filippenko, che ha notato come Sion abbia considerato che il sistema produca un Gamma-Ray Burst (GRB), molto più potente di una supernova, mentre questo non accade. I GRB sono prodotti da altri tipi di sistemi, non da variabili cataclismiche. Ovviamente, questo è passato in secondo ordine rispetto all'annuncio della catastrofe.
Oltre all'obiezione di Filippenko, si può aggiungere che la Terra ha già conosciuto nella sua storia esplosioni di supernovae vicine, come per esempio la SN 185, cioè esplosa nel 185 dopo Cristo tra le costellazioni Circinus e Centaurus, e distante circa 1 chiloparsec. Oggi, la nebulosa gassosa RCW 86 è ciò che resta di quell'evento e anche noi siamo qui per raccontarlo. L'umanità non si è estinta. Molte altre storie del genere si possono trovare qui.
Si potrebbe aggiungere che ci sono altri sistemi simili a T Phyxidis, come per esempio RS Ophiuchi (distante tra 2000 e 5000 anni luce), che pure non vengono additati a future catastrofi.
Senza poi contare che il tempo stimato per la catastrofe di T Phyxidis - 10 milioni di anni - ci lascia dormire ancora sonni tranquilli.
D'altra parte non ha neanche senso pensare che il nostro viaggio in questo vasto cosmo sia privo di pericoli. Come ha scritto Angelo Venturelli nel suo post del 1 gennaio, la nostra Terra è un piccolo granello roccioso in un universo infinito e, aggiungo, esposto a miriadi di rischi, di cui non ci rendiamo pienamente conto: sappiamo degli impatti di asteroidi e comete, del rischio di supernovae vicine, ma possiamo pensare anche a collisioni con altre stelle, che magari arrivano improvvisamente da orbite polari (poco osservate) e colpiscono il Sole. Oppure il nostro astro potrebbe improvvisamente subire una qualche alterazione dell'equilibrio termonucleare e investire la Terra con un vento tanto energetico da spazzare via l'atmosfera. O che ne dite se il buco nero di milioni di masse solari al centro della Via Lattea, che ora è in quiescenza, si attivasse improvvisamente?
Si potrebbe andare avanti per molto a inventarsi catastrofi, ma a che pro? Non è che dobbiamo scrivere le sceneggiature per una nuova serie di telefilm del tipo "Ai confini della realtà". Non si tratta di chiudere gli occhi, ma di studiare, di imparare, di conoscere il mondo che ci circonda, di alimentare quella pianta fragile che è la cultura. Come nota lo scrittore bulgaro Anton Doncev, ... la cultura è la lente della società. Ciascuna persona e ciascuna società nasce come un gatto cieco, tanto miope da non vedere la punta del proprio naso. La lente della cultura permette di mettere a fuoco il quadro del mondo, la cultura ci rende davvero vedenti, ci permette di orientarci nel tempo e di trovare la via che ci darà la possibilità di scegliere e ci condurrà verso il meglio.
Cosa hanno fatto Sion & Co. per la cultura? Hanno avuto oggi il loro quarto d'ora di notorietà, ma a che prezzo? Come scrisse Antonino Zichichi in Scienza ed emergenze planetarie (Milano, Rizzoli, 1996), sono proprio questi scienziati mediocri che fanno più danno alla scienza, distorcendone gli scopi reali e offrendo una rappresentazione teatrale, più che un avanzamento della conoscenza. I mass media non sono certo esenti da colpe: Filippenko ha subito trovato un baco non indifferente nella presentazione di Sion, eppure la notizia della catastrofe è rimbalzata subito nei giornali, nelle agenzie, nei blog. Ancora Anton Doncev nota che quando veniamo a sapere che il biossido di zolfo o di carbonio o il livello di polveri nell'aria supera un certo limite, ci agitiamo, protestiamo, limitiamo il traffico, riduciamo i consumi (qui da noi, perché nel terzo mondo se ne fregano e continuano a inquinare a tutto busso). Tuttavia, nessuno protesta quando i mass media ci sommergono col veleno spirituale della violenza, dell'odio, della paura (te lo dicono perfino in Guerre Stellari che la paura è la strada verso il lato oscuro...). Ebbene, per quanto mi riguarda inizio a protestare, qui e adesso. Meno paura, più cultura!
4 commenti:
Complimenti, Luigi! Un bellissimo articolo, alla cui chiusa mi associo in toto: "Meno paura, più cultura!"
annarita
Già dobbiamo preoccuparci della stampa, che tende a distorcere in senso senzionalistico le notizie, comprese e forse di più quelle scientifiche, ed invece ora sono direttamente dei ricercatori a farlo?
Non è un buon segno!
Mi associo alla richiesta di meno paura e + cultura! ;-)
Enrico
Grazie Annarita, Grazie Enrico.
Fra l'altro, leggo ora nella rassegna stampa INAF, che appena sabato scorso è uscito su La Stampa un articolo contro il sensazionalismo nella medicina:
http://rasta.media.inaf.it/data/rasta-2010-01-11-63390.pdf
Sottoscrivo tutto!
Meno paura e più cultura!!
Angelo
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