venerdì 15 gennaio 2010

Primo spettro diretto di un pianeta extrasolare

Nuova impresa del Very Large Telescope (VLT), il complesso di 4 telescopi giganti con specchi primari da 8 metri gestito dall’ESO a Cerro Paranal, sulle Ande cilene, che per primo ha ottenuto il primo spettro diretto di un pianeta extrasolare.

Lo spettro della luce proveniente da una sorgente è come un'impronta digitale. Lo spettro della luce proveniente da un pianeta fornisce informazioni chiave riguardo agli elementi chimici presenti nella sua atmosfera, informazioni dalle quali è possibile comprendere meglio come si è formato il pianeta e, in un prossimo futuro, evidenziare segni della presenza di vita. I ricercatori hanno ottenuto lo spettro di un pianeta extrasolare gigante che orbita attorno alla luminosa e giovanissima stella HR 8799. Il sistema si trova a circa 130 anni luce dalla Terra La stella centrale ha una massa 1,5 volte quella del Sole e ospita un sistema planetario composto da tre pianeti giganti, con masse comprese fra 7 e 10 volte quella di Giove. I pianeti sono da 20 a 70 volte più distanti dalla loro stella di quanto lo sia la Terra dal Sole; il sistema poi mostra anche due cinture di oggetti minori, simili alla cintura degli asteroidi e a quella di Kuiper.
Questa è la prima volta che si ottiene direttamente lo spettro di un pianeta che orbita attorno ad una stella simile al nostro Sole. Fino ad ora si erano ottenuti spettri solo mediante il telescopio spaziale e per differenza fra lo spettro del sistema stella+pianeta con lo spettro della stella durante l’eclisse del pianeta. Naturalmente questo metodo può essere applicato unicamente quando l'orbita del pianeta extrasolare si presenta di taglio, cosa che si verifica per una piccola frazione dei sistemi planetari extrasolari. Questo spettro, invece, è stato ottenuto da un telescopio a terra e mediante osservazioni dirette sul pianeta stesso.
La scoperta è stata resa possibile dallo strumento NACO, che lavora nell’infrarosso e utilizza al meglio l’ottica adattiva, una tecnica che permette di spingere il potere risolutivo di questi telescopi giganti oltre quello del telescopio spaziale stesso! “È come cercare di capire di cosa è fatta una candela, osservandola da una distanza di due chilometri mentre si trova vicina a una accecante lampada da 300 Watt” ha orgogliosamente commentato Markus Janson, primo autore della pubblicazione.
I nuovi dati ottenuti mostrano che l'atmosfera che avvolge il pianeta è ancora poco compresa. "Le strutture spettrali osservate non sono compatibili con i modelli teorici correnti.", spiega il coautore Wolfgang Brandner. "Dobbiamo prendere in considerazione una descrizione più dettagliata delle nubi di polvere atmosferiche, o accettare che l'atmosfera ha una composizione chimica diversa da quella che ci si aspettava." Gli astronomi sperano di poter presto mettere le mani sulle impronte digitali degli altri due pianeti giganti così da poter confrontare, per la prima volta, gli spettri di ben tre pianeti appartenenti allo stesso sistema. Questo farà capire meglio i processi che portano alla formazione di sistemi planetari come il nostro.

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