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domenica 30 agosto 2015

Vota i tuoi nomi preferiti per gli esopianeti!

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Dal giorno 11 Agosto di quest'anno è possibile votare per assegnare il nome agli esopianeti presenti in ben 20 sistemi stellari!

Gli esopianeti, lo ricordiamo, sono dei pianeti che non fanno parte del sistema solare e che orbitano intorno ad una stella diversa dal Sole, quindi dei pianeti molto lontani rispetto alla nostra posizione ma che, come i pianeti del Sistema Solare, possono essere rocciosi o gassosi, e alcuni di essi rientrano nella fascia "abitabile" della propria stella, cioè quella zona dello spazio in cui il pianeta non è né troppo vicino né troppo lontano in modo da poter, rispettando certi standard, avere le condizioni adatte alla formazione della vita.

Come si fa a scoprire un pianeta così lontano? Essenzialmente i modi sono due: tramite osservazione diretta o tramite osservazione indiretta.

Osservazione diretta di tre pianeti extrasolari orbitanti intorno ad una stella
 (chiamata HR8799, situata dove si vede la "x"), invisibile in foto
grazie al coronografo a vortice che ne blocca la luminosità rendendo
osservabili gli esopianeti che le orbitano attorno.
Immagine dell'European Southern Observatory che ritrae
un esopianeta orbitante intorno alla stella "beta pictoris"
Nel primo caso si tratta di tecniche che permettono l'osservazione diretta al telescopio di questi corpi celesti, ed è ovviamente la meno usata ed efficace, in quanto possono essere rilevati per lo più pianeti grandissimi (molto più di Giove, con il rischio che si scopra poi che si tratti di stelle nane brune invece che di pianeti) e comunque non troppo distanti da noi: questo perché l'elevata luminosità della stella intorno cui il pianeta orbita tende ad offuscare completamente il pianeta, che è molto meno luminoso. Per aiutarsi nell'osservazione diretta, si utilizzano molto spesso degli strumenti quali i coronografi per bloccare quanta più luce emessa dalla "stella-ospite" possibile ed osservare al meglio i pianeti; è stato anche ipotizzato l'utilizzo di telescopi dotati di particolari rilevatori che consentano di ottenere immagini a più alto contrasto in grado di evidenziare al meglio la presenza degli esopianeti.

Disco di polveri proto-planetario nella Nebulosa di Orione (M42)
L'osservazione indiretta invece è composta dall'insieme di tecniche che evidenziano gli effetti indotti da o sulla stella ospite, consentendo la rilevazione di pianeti più piccoli e lontani: ad esempio studiandone lo spettro, o i cali periodici di luminosità dovuti ad un transito del pianeta davanti alla stella, studiando l'effetto di microlente gravitazionale, o addirittura studiando le nubi di polveri che possono formarsi intorno ad una stella (il meccanismo è questo: se si forma una nube di polveri che circonda una stella, gran parte delle radiazioni provenienti dalla stella saranno assorbite ed espulse come radiazioni infrarosse. Studiando la radiazione infrarossa si può rilevare la presenza di un esopianeta: se nel disco di polveri è presente una cavità, significa che probabilmente in quel punto orbita un pianeta che con la sua gravità ha "spazzato" le polveri circostanti), cosa possibile però solo con i telescopi spaziali, visto che la nostra atmosfera assorbe quasi tutta la radiazione infrarossa proveniente dallo spazio.

Come vedete, scoprire un pianeta extrasolare non è cosa affatto semplice, che richiede invece grandi studi e sforzi da parte degli scienziati.

Ma ora sono gli scienziati a chiedere il vostro aiuto, per dare il nome ad alcuni esopianeti confermati!

Sono stati proposte alcune serie di nomi per tutti gli esopianeti di ben 20 sistemi stellari, e possiamo decidere noi, tramite la nostra preferenza, quali saranno i nomi che entrerà nelle cartine galattiche del futuro (o, meno fantascientificamente parlando, con quali nomi passeranno alla storia questi pianeti!

Per votare, è sufficiente andare al seguente indirizzo: http://nameexoworlds.iau.org/exoworldsvote e seguire la procedura indicata dal sito, che consiste nel cliccare sul sistema stellare e votare una delle rose di nomi fornita. Semplice e veloce.

Cosa aspettate? Contribuite anche voi alla denominazione di nuovi pianeti, partecipate attivamente all'esplorazione spaziale!

sabato 31 marzo 2012

SUNSPOT AR1429 è tornato

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ESPLORARE UNA "TERRA" LONTANA ANNI LUCE: Con la sonda Kepler della NASA che procede alla scoperta di mondi alieni a ritmo di record, sembra essere solo una questione di tempo ricevere l'annuncio dell'individuazione di un pianeta delle dimensioni della Terra che si possa trovare nella "Goldilocks zone", ovvero che possieda un'orbita di dimensioni giuste per consentire la presenza di acqua allo stato liquido e, di conseguenza, la vita. In un articolo del 29 marzo, pubblicato su "Science@NASA", i ricercatori discutono del modo in cui esploreremo un cugino della Terra a tanti anni luce di distanza. [Video in lingua]



CHI HA PAURA DI UNA VECCHIA MACCHIA? Sunspot AR1429 è riapparsa ma non è più il colosso che era una volta. Dopo due settimane trascors sull'altro lato del Sole, AR1429 è sostanzialmente decaduta. Tutto ciò che rimane sono alcuni piccoli nuclei scuro sparsi tra qualche chiarore:

Tuttavia, anche i residui di AR1429 potrebbero essere ancora potenti. Proprio ieri hanno prodotto una raffica di ben cinque C-class flares e hanno trasmesso significative onde di ionizzazione nell'alta atmosfera sopra l'Europa. Inoltre, gli esperti del NOAA, stimano una probabilità del 35% di emissione di flares di classe M nelle prossime 24 ore.

Alcune attività in questa regione sono quindi certamente possibili ma è improbabile che raggiungano l'intensità di inizio marzo.



NORTHERN LIGHTS:
La primavera è la stagione delle aurore e il Circolo Polare Artico è illuminato di verde. L'appassionato fotografo Alex Keen non ha avuto problemi a trovare una scena panoramica d'effetto da immortalare a Inari, Finlandia.

"Questa era veramente la prima volta che ho visto l'Aurora Boreale e dire che sono stato catturato dalla sua magnificenza e dalla sua bellezza sarebbe l'eufemismo del secolo", dice Alex. "Mio padre, Andy Keen, è stato 'cacciatore' ed ha fotografato le 'luci' per molti anni e, fino ad ora, io avevo fatto esperienza solo attraverso le sue immagini e le innumerevoli storie che mi ha trasmesso per quanto riguarda le sue avventure qui in Lapponia settentrionale. Ma avere effettivamente visto e 'vissuto' di persona è completamente diverso e ora posso comprendere pienamente a cosa è dovuta la sua passione per quello che è giustamente descritta da molti come uno dei fenomeni naturali più spettacolari di Madre Natura."

venerdì 15 gennaio 2010

Primo spettro diretto di un pianeta extrasolare

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Nuova impresa del Very Large Telescope (VLT), il complesso di 4 telescopi giganti con specchi primari da 8 metri gestito dall’ESO a Cerro Paranal, sulle Ande cilene, che per primo ha ottenuto il primo spettro diretto di un pianeta extrasolare.

Lo spettro della luce proveniente da una sorgente è come un'impronta digitale. Lo spettro della luce proveniente da un pianeta fornisce informazioni chiave riguardo agli elementi chimici presenti nella sua atmosfera, informazioni dalle quali è possibile comprendere meglio come si è formato il pianeta e, in un prossimo futuro, evidenziare segni della presenza di vita. I ricercatori hanno ottenuto lo spettro di un pianeta extrasolare gigante che orbita attorno alla luminosa e giovanissima stella HR 8799. Il sistema si trova a circa 130 anni luce dalla Terra La stella centrale ha una massa 1,5 volte quella del Sole e ospita un sistema planetario composto da tre pianeti giganti, con masse comprese fra 7 e 10 volte quella di Giove. I pianeti sono da 20 a 70 volte più distanti dalla loro stella di quanto lo sia la Terra dal Sole; il sistema poi mostra anche due cinture di oggetti minori, simili alla cintura degli asteroidi e a quella di Kuiper.
Questa è la prima volta che si ottiene direttamente lo spettro di un pianeta che orbita attorno ad una stella simile al nostro Sole. Fino ad ora si erano ottenuti spettri solo mediante il telescopio spaziale e per differenza fra lo spettro del sistema stella+pianeta con lo spettro della stella durante l’eclisse del pianeta. Naturalmente questo metodo può essere applicato unicamente quando l'orbita del pianeta extrasolare si presenta di taglio, cosa che si verifica per una piccola frazione dei sistemi planetari extrasolari. Questo spettro, invece, è stato ottenuto da un telescopio a terra e mediante osservazioni dirette sul pianeta stesso.
La scoperta è stata resa possibile dallo strumento NACO, che lavora nell’infrarosso e utilizza al meglio l’ottica adattiva, una tecnica che permette di spingere il potere risolutivo di questi telescopi giganti oltre quello del telescopio spaziale stesso! “È come cercare di capire di cosa è fatta una candela, osservandola da una distanza di due chilometri mentre si trova vicina a una accecante lampada da 300 Watt” ha orgogliosamente commentato Markus Janson, primo autore della pubblicazione.
I nuovi dati ottenuti mostrano che l'atmosfera che avvolge il pianeta è ancora poco compresa. "Le strutture spettrali osservate non sono compatibili con i modelli teorici correnti.", spiega il coautore Wolfgang Brandner. "Dobbiamo prendere in considerazione una descrizione più dettagliata delle nubi di polvere atmosferiche, o accettare che l'atmosfera ha una composizione chimica diversa da quella che ci si aspettava." Gli astronomi sperano di poter presto mettere le mani sulle impronte digitali degli altri due pianeti giganti così da poter confrontare, per la prima volta, gli spettri di ben tre pianeti appartenenti allo stesso sistema. Questo farà capire meglio i processi che portano alla formazione di sistemi planetari come il nostro.

domenica 19 aprile 2009

Keplero ha aperto gli occhi!

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In un certo senso è come rivivere lo stupore che deve aver provato Galileo proprio 400 anni fa quando per la prima volta puntò il suo rudimentale “occhiale” verso la Via Lattea, scoprendo che quel chiarore “…che fa dubbiar ben saggi” altro non è che la luce di tantissime stelle!
Nei giorni scorsi Keplero, il telescopio spaziale lanciato dalla NASA il 7 marzo scorso e concepito per la ricerca di pianeti extrasolari di taglia terrestre, ha aperto gli occhi nella zona di cielo tra il Cigno e la Lira riprendendo un impressionante sfavillio di stelle!
L’immagine che vi propongo in questo post non dice molto; fondamentalmente evidenzia il mostruoso CCD da 95 megapixel, formato da 42 moduli accoppiati e disposti a formare 21 quadrati uguali. Il rossore che appare sembra quasi un segnale di disturbo… e invece sono tante stelle, veramente tante, e che potete apprezzare nell’immagine ad alta risoluzione da 5 Mb.

Guardare per credere all’indirizzo http://www.nasa.gov/images/content/330044main_KeplerFOVsmall.jpg

L'area in basso a destra dell'immagine appare più luminosa perché è più vicina al piano galattico e quindi è più densa di stelle. L'area in alto a sinistra, al contrario, è più lontana dal piano galattico e quindi appare più scura in quanto meno popolata di stelle.
L’immagine abbraccia un campo di 100 gradi quadrati e si stima che contenga 4,5 milioni di stelle: 100mila tra queste stelle sono state selezionate come candidate per la ricerca di Keplero! Vere e proprie osservate speciali!!
Per tre anni e mezzo Keplero spierà la luce di queste 100mila stelle per percepire deboli ma cicliche diminuzioni di luminosità (variazioni dell’ordine di 20 milionesimi di magnitudine, sic!). Se così sarà, ecco scovato un nuovo pianeta extrasolare! Dalla quantità di luce oscurata si può ricavare la dimensione del pianeta, mentre dall’intervallo di tempo tra due transiti si deduce la dimensione della sua orbita e si riesce a stimarne la sua temperatura. In definitiva, tutte queste caratteristiche permettono di concludere, per via indiretta, se il pianeta si trova all’interno della zona abitabile (habitable zone).
L’obiettivo scientifico della missione è quindi quello di esplorare la struttura e la diversità dei sistemi planetari extrasolari. E pensare che appena fino a metà degli anni ’90 non si era certi dell’esistenza di pianeti extrasolari…

venerdì 14 novembre 2008

Fotografati i primi pianeti al di fuori del Sistema Solare

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Sulla rivista Science sono state pubblicate due ricerche su cui vengono annunciate le prime scoperte di immagini dirette di esopianeti, e cioè pianeti orbitanti intorno a stelle lontane.
Uno dei due team ha individuto il pianeta extra solare orbitare la stella Fomalhaut della costellazione del Pesce Australe, ben visibile nei cieli autunnali a sud dopo il tramonto. L'immagine qui a fianco ci mostra il disco di polveri che avvolge la stella che si trova al centro, e che è stata oscurata nell'iimagine per consentire di evidenziare il debole anello di polveri che circonda la stella. Il pianeta sembra piuttosto freddo, con una massa paragonabile a quella di giove e con un periodo orbitale di circa 870 anni. Il sistema solare nascente è quindi ancora giovane e la grande abbondanza di polveri fa pensare che in questo disco possano nascere anche pianeti di tipo terrestre, prevalentemente rocciosi.




La seconda scoperta è emersa da un indagine ravvicinata di una stella della costellazione di Pegaso, HR 8799 appena visibile ad occhio nudo, ma che se osservata all'infrarosso svela tre pianeti che orbitano intorno ad essa. Allo scopo sono stati utilizzati gli osservatori di Gemini e Keck che hanno rivelato la presenza di 3 corpi planetari, che si stima abbiano masse di circa 13 volte quella del nostro Giove. Anche qui non si esclude che come per il nostro Sistema Solare, possano esserci pianeti di tipo terrestre in orbite più ravvicinate alla stella.
La caccia continua....

lunedì 15 settembre 2008

Fotografato il primo pianeta esosolare in orbita ad una stella simile al Sole?

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Un nuovo pianeta è stato fotografato al di fuori del nostro Sistema Solare, e questa volta sembra essere un pianeta in orbita as una stella come il nostro Sole, la prima volta che accade nella storia dell’astronomia. La maggior parte dei potenziali esopianeti registrati fino ad oggi sono stati osservati in orbita di nane brune, stelle che sono deboli, cosa che rende più facile l’individuazione degli oggetti compagni. Il nuovo pianeta è comunque enorme, si stima con una massa di circa otto volte quella di Giove. Il team canadese che ha ottenuto l'immagine (vedi in alto a destra) dice la stella madre è simile al Sole, ma un po 'più giovane. I tre astronomi presso l'Università di Toronto hanno utilizzato il telescopio Gemini Nord sul Mauna Kea, nelle Hawaii per prendere le immagini della giovane stella 1RXS J160929.1-210524 e del pianeta candidato.
La stella e il suo compagno si trovano circa 500 anni-luce dalla Terra. "Questa è la prima volta abbiamo visto direttamente un oggetto di massa planetaria in una probabile orbita attorno a una stella come il nostro Sole", ha dichiarato il capo del team David Lafreniere. "Se ci confermano che questo oggetto è davvero gravitazionalmente legato alla stella, sarà un importante passo avanti". Ci sono comunque alcune peculiarità: il pianeta si trova ad una grande distanza dalla sua stella madre: circa 330 volte la distanza tra la Terra e il Sole. In confronto, il più lontano pianeta nel nostro sistema solare, Nettuno, orbita a circa 30 volte la distanza tra la Terra e il Sole. Dott Matt Burleigh, presso l'Università di Leicester, Regno Unito, ha commentato: "Questo è un ottimo candidato per una prima immagine di un pianeta in orbita ad una normale stella. "Ora la squadra ha bisogno di compiere più osservazioni e speriamo di confermare che i due oggetti si stanno muovendo insieme attraverso lo spazio".
Trovare un compagno di massa planetaria così lontano dalla stella madre è stata una sorpresa per gli astronomi, e costituisce una sfida per le teorie di formazione dei pianeti e delle stelle. Gli astronomi hanno utilizzato la tecnologia dell’ottica adattiva per ridurre le distorsioni di immagine causate dalle turbolenze dell'atmosfera terrestre. Le immagini nell’infrarosso vicino e lo spettro del presunto pianeta indicano che è troppo freddo per essere una stella o una nana bruna. Purtroppo ci potrebbero volere due anni circa per avere la conferma che la stella e il sua probabile pianeta si muovono nello spazio insieme. L'oggetto è di circa 1500 gradi centigradi (1800 Kelvin) molto più caldo di Giove, ch’egli assomiglia come ordine di grandezza di dimensioni. I lavori che hanno condotto a questa scoperta fa parte di un sondaggio di più di 85 stelle nella associazione dello Scorpione Superiore, un gruppo di giovani stelle formatosi circa cinque milioni di anni fa.
Fonte http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/7617031.stm

lunedì 2 giugno 2008

Scoperto pianeta extra solare poco più grande della Terra!

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Alcuni Astronomi hanno annunciato la scoperta del più piccolo pianeta Extrasolare in orbita intorno una normale stella - un mondo grande “solo” tre volte le dimensioni della nostra Terra.
La Scoperta di un pianeta con una massa simile a quella della Terra è considerato il "Sacro Graal" della ricerca dei pianeti che si trovano al di fuori del nostro Sistema Solare.

E 'di vitale importanza scoprirlo, perché i ricercatori desiderano trovare altri mondi che potrebbero essere in grado di ospitare la vita. Il nuovo pianeta si trova in orbita attorno a una stella che è essa stessa di piccola massa, tanto che potrebbe essere una "non stella" e cioè della classe delle cosiddette nane-brune.

Il team di ricerca ha scoperto questo ‘nuovo mondo’ utilizzando una tecnica chiamata microlente gravitazionale. Questo metodo sfrutta il fatto che i raggi di luce vengono deviati quando passano vicino ad un oggetto massiccio, come una grossa stella. Il pianeta, chiamato MOA-2007-BLG-192Lb, è di circa 3,3 volte la dimensione della Terra. Alcuni ricercatori hanno suggerito che il pianeta potrebbe avere una spessa atmosfera e hanno anche speculato che ci potrebbe essere un oceano liquido sulla sua superficie.

La Nasa prevede di lanciare il James Webb Space Telescope, nel 2013, e questo strumento potrebbe cercare le firme della vita su pianeti di massa terrestre in orbita attorno a stelle di piccola massa, nelle vicinanze del Sole. Un pianeta più piccolo di questo fino adesso è stato trovato in orbita attorno ad una pulsar, una stella di neutroni che produce potenti fasci di radiazioni.

L’autore principale della ricerca,David Bennett, presso l'Università di Notre Dame, ha commentato: "Questa delle micro lenti gravitazionali è la strada che porta alla ricerca di pianeti di massa inferiore, compresi i pianeti di massa terrestre.” Ed ha aggiunto: "Incoraggia inoltre gli astronomi a ricercare pianeti nelle zone abitabili di stelle piccola massa ".
Mondi d’acqua? Il pianeta scoperta presenta un raggio orbitale simile a quella di Venere. Ma la stella o la nana bruna sarà probabilmente tra le 3000 e un milione di volte meno luminosa rispetto al nostro Sole, così la parte superiore dell’atmosfera del pianeta è probabile che sia più fredda di Plutone.
Nicholas Rattenbury, un co-autore presso l'Università di Manchester, ha dichiarato ai giornalisti della BBC: "Le nostri migliori idee su come i pianeti si formano suggeriscono che il pianeta potrebbe avere una spessa atmosfera. Questa atmosfera potrebbe agire come una grande coperta, mantenendo il pianeta caldo (una specie di effetto serra). "Così, anche se non c'è molta energia proveniente dalla sua stella, che colpisce il pianeta, il corpo celeste potrebbe essere comunque in fase di riscaldamento della sua superficie.
"Ciò ha portato ad alcune speculazioni che potrebbe, eventualmente, esserci un oceano liquido sulla superficie del pianeta. Una tale ipotesi è davvero stimolante, ed è una delle proprietà che vorremmo avere su un pianeta abitabile è proprio acqua liquida sulla sua superficie ".
MOA-2007-BLG-192Lb è stato trovato con il nuovo telescopio MOA-II in Nuova Zelanda presso il Mount John Observatory. La tecnica impiegata per trovare il nuovo pianeta utilizza il campo gravitazionale di una stella come una lente di ingrandimento della luce di una stella lontana nello sfondo. Questo effetto si verifica solo quando le due stelle sono in quasi perfetto allineamento. Gli Astronomi sono così in grado di individuare i pianeti in orbita intorno alla stella lente se la luce della stella di sfondo è deformata da uno o più pianeti .
News originale: http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/7432114.stm

lunedì 7 aprile 2008

Un sistema solare come il nostro a 5.000 anni luce da noi?

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Un team di Astronomi ha scoperto un sistema solare simile al nostro (almeno in parte) in orbita attorno ad una stella lontana da noi circa 5.000 anni luce.
Al momento sono stati scoperti due pianeti che sono vicini come corrispondenze a Giove e Saturno, ed orbitano intorno a una stella con circa la metà delle dimensioni del nostro Sole.

L'astronomo Martin Dominik, della St Andrews University del Regno Unito, ha detto che la ricerca di sistemi extra solari sta suggerendo che il nostro sistema solare potrebbe essere molto più comune di quanto si pensasse. Il Dott Dominik ha dichiarato che il team di ricerca ha individuato un sistema con due pianeti che hanno dei parametri orbitali che assomigliano a quelli di Giove e Saturno nel nostro Sistema Solare. Queste due pianeti hanno una massa simile in rapporto, simili raggi orbitali ed analoghi periodi di rivoluzione intorno alla propria stella.

Il Dott. Dominik ha presentato il suo lavoro presso il Royal Astronomical Society Meeting Nazionale di Astronomia a Belfast. Obiettivo finale dello studio il nuovo sistema planetario, che orbita intorno alla stella OGLE-2006-BLG-109L, che è più compatta del nostro Sole, ed è circa a cinquemila anni luce di distanza.
Sebbene quasi 300 pianeti extrasolari, siano già stati identificati, gli astronomi hanno costantemente omesso di trovare sistemi planetari che assomigliano al nostro. Il Dott Dominik ha ribadito che solo il 10% dei sistemi scoperto finora ospitano più di un pianeta. Ma egli ha anche spiegato che tutte le tecniche attualmente utilizzate per trovare i pianeti sono state rivolte verso l'individuazione di pianeti giganti gassosi, in orbita a breve distanza dalla loro stella genitrice, e è pertanto si tratta solamente di migliorare la metodologia di ricerca.

I pianeti della stella OGLE sono infatti stati trovati utilizzando una tecnica chiamata micro-lente gravitazionale, in cui la luce dei pianeti lontani è piegata e amplificata dalla gravità di un oggetto in primo piano, in questo caso un altra stella. Questa tecnica sembra molto promettente per il futuro, ma al momento vi sono ancora pochissime possibilità di rilevare pianeti come la terra in oggetti simili a OGLE-2006-BLG-109L, a causa delle grandi distanze in gioco.

lunedì 14 maggio 2007

Il pianeta extrasolare più caldo

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A poche settimane dalla scoperta del pianeta extrasolare più simile alla Terra da parte degli astronomi dell'ESO, gli scienziati della NASA rispondono con l'identificazione del pianeta extrasolare più caldo.
HD 149026b, questo il nome del pianeta, "è una specie di carbone ardente nello spazio", così si è espresso Joe Harrington, il coordinatore del gruppo che ha fatto la scoperta grazie ai sensibili occhi dello Spitzer Telescope, il telescopio spaziale infrarosso.
Il pianeta, che ruota in appena 2,9 giorni terrestri attorno ad una stella che si trova a 256 anni-luce dalla Terra nella costellazione di Ercole, ha dimensioni simili a quelle di Saturno e un nucleo di 70-90 masse terrestri.
La singolarità principale è data però dalla sua temperatura superficiale che, grazie a misurazioni dirette (riuscite peraltro solo per altri tre dei 230 pianeti extrasolari attualmente noti), è risultata arrivare addirittura a circa 2.000°C. Secondo i ricercatori, HD 149026b assorbe pressoché integralmente tutta la radiazione che proviene dalla sua stella. In pratica la sua superfice appare più nera del carbone, una cosa finora mai riscontrata per un pianeta.
Strani mondi...

Vedere: http://www.spitzer.caltech.edu/Media/releases/ssc2007-09/release.shtml