La NASA sta per scoprire come il calore solare "divora" una cometa.
"Per la prima volta, vedremo la stessa cometa prima e dopo il suo massimo avvicinamento al Sole", ha spiegato ieri in una conferenza stampa Joe Veverka, primo ricercatore della missione Stardust-NEXT della NASA.
Nel 2005 la sonda Deep Impact della NASA ha fotografato la cometa Tempel-1 prima del suo passaggio al perielio.
Il prossimo 14 febbraio (San Valentino), con un altro veicolo spaziale della NASA, lo Stardust-Next, si chiuderà la seconda parte dell'indagine osservando come la cometa è rimasta modificata DOPO il perielio.
"Gli incontri ravvicinati con il Sole non sono mai salutari per una cometa", dice Veverka. La forza del calore solare fa evaporare il ghiaccio nel nucleo della cometa, provocando getti di polveri e gas. La perdita ciclica di materiale, alla fine, porta alla sua scomparsa. In pratica si consuma ad ogni passaggio."
I ricercatori ritengono che le modifiche della cometa non avvengano in modo uniforme su tutta la superficie di una cometa ma fino ad ora mancava un modo per documentare dove, esattamente, si verifichino.
Stardust NEXT riprenderà immagini di alcune delle stesse aree di superficie già fotografate da Deep Impact 6 anni fa e rivelerà come queste aree sono cambiate e il modo in cui il materiale è andato perduto.
"Deep Impact ci ha dato interessanti immagini della Tempel-1 e abbiamo visto cose strane e insolite che ci piacerebbe indagare più da vicino." dichiarano i ricercatori.
Le caratteristiche che sono più interessati da vedere sono, per cominciare, le parti della superficie della cometa che sono stratificate "come frittelle".
"La Terra ha gli strati per effetto degli agenti atmosferici ma la stratificazione su una cometa è stata una sorpresa - e un mistero", dice Veverka.
"Un'ipotesi è che due corpi proto cometari possano collidere a bassa velocità e fondersi insieme formando qualcosa di simile a una pila di frittelle", dice Pete Shultz, del team Stardust-NEXT.
E' possibile? I dati ottenuti dalla Stardust-NEXT forniranno indizi e possibilmente riveleranno ciò che ha creato le "frittelle di cometa" ("comet pancakes").
Un'altra area "intriga" il team di ricerca ancora maggiormente. "C'è un grande altopiano che presenta una specie di colata", dice Shultz.
Stardust-NEXT rivelerà come l'altopiano è cambiato, aiutando il team a determinarne l'origine. Qualunque sia la loro origine, l'altopiano e la stratificazione dimostrano che le comete hanno una storia geologica molto più complicata di quanto si pensasse.
"Tempel-1 non è solo un ammasso confuso di polveri e rocce spaziali. E' storia", dice Shultz.
E' una storia che la NASA ha costruito nel corso degli anni dall'incontro del 2005 di Deep Impact con la quale sganciò un proiettile verso la cometa per verificarne le "reazioni", gli effetti.
Sorprendendo gli scienziati della missione, l'impatto scavò così tanto materiale che non fu possibile osservare il cratere. Le telecamere non furono in grado di vedere attraverso l'enorme nube di polveri che l'esplosione aveva generato.
Stardust NEXT potrebbe fornire finalmente le immagini che mostrano il tanto atteso esito dell'impatto.
"La polvere si sarà depositata, quindi se la parte destra della cometa ci sta di fronte, potremo vedere il cratere e conoscerne le dimensioni", dice Veverka. "Questo potrebbe finalmente rispondere ad alcune domande basilari. Ad esempio, la superficie di una cometa è dura o morbida?"
In una futura missione, un veicolo spaziale dovrà atterrare su una cometa e raccogliere campioni da analizzare. Per progettare un modulo di atterraggio adatto, i ricercatori hanno bisogno di sapere su quale tipo di superficie dovrebbe atterrare. Devono anche sapere quali strumenti inviare per riuscire a raccogliere campioni della superficie e trivellarla anche per verificare quest'ultima possibilità.
Come Deep Impact, la sonda Stardust-next ha già avuto una entusiasmante carriera.
Lanciata nel 1999, si è avvicinata alla cometa Wild-2 a sufficienza nel 2004 per riprendere immagini della sua superficie ricca di attività e anche per raccogliere le particelle di polvere dall'atmosfera della cometa e uno dei principali risultati dell'analisi del campione è stata la scoperta di aminoacidi ovvero un elemento basilare per la strutturazione della vita.
"Avremmo potuto lasciare a riposo questo vecchio veicolo spaziale adagiato su questi allori, lasciandolo in orbita per sempre intorno al Sole ma invece lo stiamo nuovamente utilizzando per fare scienza di primordine sulle comete"", dice Veverka.
Per quanto riguarda la Tempel-1, dopo l'incontro con Stardust-NEXT... un Sole "affamato" l'attende per rosicchiarne un'altra razione.
Attendiamo il 14 febbraio e speriamo di avere nuovamente entusiasmanti risultati da commentare.
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