Vicino a Deneb, a circa 1,5° Ovest da Ngc 7000 (Nebulosa Nord
America), si trova una bellissima Nebulosa chiamata "Pellicano" per il suo
aspetto nelle fotografie a lunga posa.
E' più debole e meno estesa
della Nebulosa Nord America, ma è molto ricca di piccoli dettagli,
soprattutto nelle zone nord e nord-est. E' praticamente a cavallo
dell'equatore galattico e la stella 56 Cyg, posta
al suo centro (però leggermente al di fuori dal campo di questa foto),
permette di individuare con molta precisione il piano principale della
nostra galassia.
La stella luminosa ben visibile in questa foto, è invece la 57 Cyg.
La nebulosa è difficilmente osservabile visualmente anche sotto ottimi
cieli. Con l'ausilio di un filtro OIII si rendono però visibili alcuni
particolari, tra cui il "becco" del Pellicano.
La Nord America e la
Pellicano sono in realtà un'unica nebulosa. E' infatti la sacca di
polveri oscure LDN 935 che divide questa immensa nube di idrogeno (quasi
100 anni luce di diametro) in due parti distinte.
I confini della
nebulosa oscura possono essere tracciati in una qualunque fotografia a
largo campo, perchè il numero di stelle presenti in quella regione cala
moltissimo.
La Nebulosa Pellicano non raggiunge i 40 anni luce di
estensione e la distanza da noi è di circa 1900 anni luce; è evidente
che la LDN 935 deve trovarsi interposta e perciò sarà certamente più
vicina.
NGC
6905 - Collocata nella piccola costellazione del Delfino, NGC 6905 è
una nebulosa planetaria molto interessante sotto il profilo morfologico.
In fotografia svela una luminosità molto irregolare con una zona
centrale molto frammentaria a struttura reticolata. Ad un attento
osservatore, questa immagine può anche mostrare, lungo l'asse maggiore
dell'ellisse, due lobi conici che trasformano la nebulosa ellittica in
nebulosa bipolare.
Misure spazio-cinematiche fanno presupporre che i due lobi esterni si espandono più velocemente rispetto alla zona centrale.
Questa nebulosa è molto interessante anche da osservare visualmente a 200x, soprattutto quando si ha a disposizione un telescopio da 50cm come quello di Monte Romano.
LA GRANDE GALASSIA DI ANDROMEDA - Uno dei primi oggetti che il neofita osserva è certamente la "Grande Galassia d'Andromeda". La fama di questa galassia è tale da renderla immancabile in qualsiasi testo divulgativo di astronomia e spesso anche riviste non direttamente collegate alla scienza delle stelle riportano foto di M31. Ciò è ampiamente giustificato da molte sue caratteristiche: è la galassia più luminosa ed estesa del nostro emisfero, è la più importante del "Gruppo Locale" (di cui anche noi facciamo parte) ed è anche l'unica che può essere scorta facilmente senza alcun ausilio ottico. Proprio per quest'ultimo motivo i testi antichi, più di una volta, citano la presenza di una strana "nuvoletta" nella costellazione di Andromeda, che non può che essere M31. L'astronomo arabo Al-Sufi, attorno all'anno 1.000, fa esplicito riferimento a questa stella bizzarra che appare di aspetto diffuso all'osservatore ad occhio nudo. Con una vista buona, e in ottime condizioni, si riesce ad individuarla 1,5° ad O della stella 35 And (Nu And), di quinta magnitudine.
Con un po' di attenzione si riesce a "staccarla" dal fondo cielo, per circa 1°.
Il miglior modo per osservarla è sicuramente utilizzando un binocolo (col maggior diametro possibile), e le sere di fine estate sono perfette perché la Galassia d'Andromeda si trova ad un'altezza che ne permette una comoda osservazione senza rischiare il torcicollo. Infatti, intorno alla mezzanotte, si trova a circa 50° d'altezza.
Ma indipendentemente dallo strumento utilizzato, la cosa più importante è riflettere su cosa si sta osservando: si tratta di una intera galassia, e non di un oggetto della nostra Via Lattea. Questa galassia si trova a 2,5 milioni di anni luce da noi e ha un diametro di 200.000 anni luce. Si pensa che contenga 400 miliardi di stelle.
Al binocolo si può notare come la maggior parte della sua luce provenga dal nucleo centrale brillante; i bracci a spirale della galassia sono molto più deboli.
Interessante è sapere che fra circa 4,5 miliardi di anni, quando il nostro Sole sarà in fase di gigante rossa, molto probabilmente la nostra Via Lattea si scontrerà con la Galassia d'Andromeda. Quest'ultima infatti si sta avvicinando a noi a 120 Km/sec.
Ma difficilmente si verificherà uno scontro fisico fra le singole stelle delle due galassie... se ci immaginiamo il Sole grande come una ciliegia e lo collochiamo nel centro di Bologna, la "ciliegia" più vicina, Proxima Centauri, la dovremo collocare a Rimini per mantenere le giuste proporzioni!
La camera HiRISE, prima che venisse montata sul MRO
lanciato in orbita intorno al Pianeta Rosso
L'immagine che vedete è stata scattata il 21 maggio 2017 dalla camera HIRISE (High Resolution Imaging Science Experiment) del Mars Reconnaisance Orbiter, una sonda che dal 2006 orbita intorno a Marte ad un altitudine compresa tra i 200 ed i 400 km e consente di ottenerne immagini ad altissima risoluzione dalla superficie del Pianeta Rosso, fino al punto di permettere la risoluzione di oggetti grandi appena un metro nello spettro del visibile e oggetti fino a 30 cm nell'infrarosso!
In questa bellissima e dettagliatissima immagine si possono notare le dune rossastre tipiche della superficie di Marte ricoperte di sottili strati di neve e ghiaccio: a differenza della Terra, dove neve e ghiaccio sono composti di acqua, su Marte abbiamo distese di diossido di carbonio, noto anche con il nome di anidride carbonica. Si tratta del cosiddetto "ghiaccio secco"!
La prima immagine della nuova tuta spaziale della SpaceX, dal profilo Instagram di Elon Musk
Direttamente dal suo profilo Instagram Elon Musk, fondatore, amministratore delegato e direttore tecnico della SpaceX (oltre che fondatore e Presidente del consiglio di amministrazione della Tesla Motors) presenta al mondo la prima immagine della nuova tuta spaziale progettata dalla sua impresa.
La "Sokol", tuta spaziale attualmente in dotazione agli astronauti da/verso la ISS
Scrive Musk, a commento della foto: "Prima immagine della tuta spaziale SpaceX. Ne arriveranno altre nei prossimi giorni. Vale la pena notare che questa è una tuta già funzionante (non è un modello in scala). Questo modello è già stato testato in una camera a vuoto. Incredibilmente difficile è stato dover bilanciare estetica e funzionalità: sarebbe stato più semplice perseguire l'una o l'altra separatamente".
Si tratta dunque di un modello già testato, che in futuro sarà indossato dagli astronauti nelle fasi di decollo e di rientro, ma che sono inadatte alle attività extra-veicolari (EVA): in pratica questa tuta è analoga alle attuali "Sokol" russe che utilizzano attualmente gli astronauti in viaggio verso la ISS/in ritorno a Terra, ma ha come obiettivo una maggiore libertà di movimento degli astronauti che la indossano, che attualmente sono costretti a compiere movimenti più rigidi a causa della struttura delle tute attualmente in dotazione.
Perché gli astronauti devono indossare queste tute?
In fase di decollo o rientro può avvenire una depressurizzazione improvvisa della navetta che può provocare la morte degli astronauti per esposizione al vuoto, come successe il 29 giugno 1971 all'equipaggio della Soyuz-11, che rientrava dopo una missione che portò per la prima volta degli uomini a bordo di una stazione orbitante (la Saljut 1, che dopo questa missione non ricevette più "ospiti" fino al suo rientro distruttivo in atmosfera nell'ottobre dello stesso anno): la perdita di aria dalla cabina della Soyuz provocò il rapido svenimento e la morte per soffocamento degli astronauti, senza contare i danni ai tessuti e l'ebollizione del sangue dovuti ai 700 secondi di esposizione al vuoto. Le tute pressurizzate servono proprio a questo: mantengono costante la pressione degli astronauti anche in caso di decompressione improvvisa, impedendone la morte quasi istantanea e permettendo loro di sopravvivere il tempo necessario per effettuare un rientro sicuro, anche considerando che, se l'ossigeno all'interno della tuta a tenuta stagna non dovesse bastare, queste tute possono essere collegate ai serbatoi dell'ossigeno!
L'equipaggio della expedition 42-43 prima di una simulazione a terra di depressurizzazione improvvisa della Soyuz. Da sinistra verso destra ci sono Terry Virts, Anton Shkaplerov e Samantha Cristoforetti, tutti dentro la Sokol: presto saranno sostituite dalle nuove tute della SpaceX?
a seguito delle numerose richieste per Sabato sera, siamo costretti a ribadire a viva voce la sospensione delle serate di apertura al pubblico ancora previste dal calendario, a causa dei problemi di viabilità, parcheggio, e traffico riscontrati durante la serata del 12 agosto.
Come sapete ci dispiace tantissimo aver dovuto prendere una decisione così drastica, dato che siamo i primi ad essere contentissimi delle attività divulgative che compiamo in osservatorio, e anche del crescente successo che le nostre serate di apertura al pubblico hanno dimostrato di ottenere in questi ultimi anni: ma dopo i problemi del 12 agosto un segnale andava dato, e qualcosa andava fatto.
Abbiamo ricevuto molte telefonate e messaggi che ci chiedevano di prenotare l'osservatorio per questo Sabato, e ci rincresce dover rispondere a tutti che, come da avviso, questo Sabato l'osservatorio sarà chiuso e se qualcuno dovesse salire non troverebbe nessuno.
Questo significa che non faremo più serate di apertura al pubblico?
ASSOLUTAMENTE NO!
Come associazione stiamo infatti attivamente valutando ogni possibile proposta ed idea per rendere più godibili le nostre serate per tutti i partecipanti, e presto ci riuniremo in modo da prendere delle decisioni definitive: è nella speranza di tutti noi riuscire a "riattivare" le ultime due serate previste a calendario per le date 16 settembre e 14 ottobre!
Perciò mi raccomando: aiutateci a diffondere la notizia, anche attraverso i vari canali social su cui siamo attivi (ci trovate qui: https://www.facebook.com/gruppoastrofiliantaresromagna/), e non disperate: confidiamo di tornare a mostrarvi e a raccontarvi le stelle nel più breve tempo possibile!
In caso di aggiornamenti, che arriveranno sicuramente entro una ventina di giorni, sarete aggiornati tramite la mailing list e tutti i profili social dell'associazione.
Speriamo che possiate capirci e portare pazienza ancora per un po': nel frattempo, a tutti quanti voi un augurio sincero di cieli sereni!
L'immagine ottenuta dal team di astronomi, che mostra la superficie e l'atmosfera della stella Antares, che tra le altre cose ha prestato il suo nome alla nostra Associazione di astrofili!
Utilizzando il Very Large Telescope in dotazione all'ESO (European Southern Observatory) gli astronomi hanno scattato l'immagine più dettagliata di sempre di una stella al di fuori del Sistema Solare, e hanno scelto una stella che per noi è molto speciale: la supergigante rossa Antares!
Gli scienziati hanno anche redatto la prima mappa dei moti superficiali nell'atmosfera di una stella diversa dal nostro Sole, rivelando turbolenze del tutto inaspettate nell'enorme ed estesa atmosfera di Antares. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature.
La posizione di Antares all'interno della
costellazione dello Scorpione
Vista ad occhio nudo la famosa e brillante stella Antares splende di un forte colore rosso, nel cuore della costellazione dello Scorpione. Si tratta di una enorme ed anche relativamente fredda supergigante rossa nella fase finale della sua vita, volta verso la sua trasformazione in supernova.[1].
Un team di astronomi, diretti da Keiichi Ohnaka, della Pontificia Università Cattolica del Cile, ha utilizzato l'interferometro del Very Large Telescope dell'ESO (VLTI) all'osservatorio Paranal in Cile al fine di mappare la superficie di Antares e di misurarne i mori superficiali, ottenendo la migliore immagine della superficie e dell'atmosfera di una stella diversa dal nostro Sole mai scattata prima.
I quattro telescopi principali
che compongono il VLTI
Il VLTI è una struttura unica che permette di combinare la luce di fino a 4 telescopi (o i 4 telescopi da 8.2 metri di diametro, o i più piccoli telescopi ausiliari), al fine di creare un telescopio virtualmente equivalente ad un singolo specchio avente un diametro superiore ai 200 metri, permettendo di risolvere dettagli molto precisi rispetto a quelli visibili con l'ausilio di un solo dei telescopi.
“Come mai le stelle del tipo di Antares perdano massa così rapidamente nella fase finale della loro esistenza è stato un problema per oltre mezzo secolo” ha dichiarato Keiichi Ohnaka, che è anche l'autore principale della ricerca: “Il VLTI è l'unica struttura che consente di misurare direttamente i movimenti dei gas nell'atmosfera espansa di Antares — si tratta di un passo di cruciale importanza per la risoluzione di questo problema. La prossima sfida sarà di identificare ciò che guida tali moti così turbolenti.”
La mappa bidimensionale dell'atmosfera di Antares
Usando i nuovi risultati il team di astronomi ha creato la prima mappa bidimensionale dell'atmosfera di una stella diversa dal Sole: ci sono riusciti utilizzando il VLTI con tre dei telescopi ausiliari e uno strumento chiamato AMBER per creare diverse immagini della superficie di Antares in una ristretta gamma di luce nell'infrarosso. Il team ha usato questi dari per calcolare la differenza tra la velocità dei gas atmosferici in differenti posizioni della stella e la velocità media sull'intera stella [2]. Ciò ha condotto ad una mappa della velocità relativa dei gas atmosferici intorno all'intero disco di Antares — il primo mai creato per una stella diversa dal nostro Sole.
Gli astronomi hanno scoperto turbolenti gas a bassa densità ben più lontano dalla stella di quanto fino ad ora immaginassimo, e hanno concluso che tale movimento non può risultare dalla convezione [3], che è il movimento in larga scala di materia che trasferisce energia dal nucleo all'atmosfera più esterna in molte stelle. Essi ritengono che un nuovo, attualmente sconosciuto, processo potrebbe essere richiesto per spiegare questi moti nelle atmosfere estese delle supergiganti rosse come Antares.
“In futuro, questa tecnica osservativa sarà applicabile a diversi tipi di spelle al fine di studiarne le loro superfici e atmosfere con dettagli mai visti prima d'ora, fino adesso destinati solamente al nostro Sole” conclude Ohnaka. “Il nostro lavoro sta portando l'astrofisica stellare verso una nuova dimensione e apre una finestra di osservazione delle stelle interamente nuova.”
Note
[1] Antares è ritenuta essere dagli astronomi una tipica supergigante rossa. Queste enormi stelle morenti sono composte da una massa pari alle 9-40 volte quella del Sole. Quando una stella diviene una supergigante rossa, la sua atmosfera si estende verso l'esterno diventando larga e luminosa, ma a bassissima densità. Antares in questo momento ha una massa circa 12 volte maggiore di quella del Sole ed un diametro circa 700 volte più largo. Si ritiene che inizialmente Antares possedesse circa 15 masse solari, ma che ne abbia disperso materia pari a circa 3 masse solari durante tutta la sua vita.
[2] La velocità del materiale in direzione o in allontanamento dalla Terra può essere misurata tramite l'effetto Doppler, che sposta le line spettrali o verso la parte rossa o verso quella blu dello spettro, a seconda che il materiale che emette/assorbe luce stia allontanandosi o avvicinandosi dall'osservatore.
[3] La convezione è il processo nel quale la materia fredda si muove verso il basso mentre la materia calda si muove verso l'alto rispettando patterns circolari. Il processo avviene sulla Terra nell'atmosfera e nelle correnti oceaniche, ma fa circolare anche i gas all'interno delle stelle.
Maggiori informazioni
Questa ricerca è stata presentata in una pubblicazione scientifica intitolata “Vigorous atmospheric motion in the red supergiant star Antares”, di K. Ohnaka et al., pubblicata nella rivista scientifica Nature.
Il team di astronomi è composto da K. Ohnaka (Pontificia Università Cattolica del Cile), G. Weigelt (Istituto Max- Planck per la Radioastronomia, Bonn, Germania) e K. H. Hofmann (Istituto Max- Planck per la Radioastronomia, Bonn, Germania).
ESO è la maggiore organizzazione astronomica intergovernativa in Europa ed il più produttivo insieme di osservatori astronomici costruiti a terra del mondo. Al momento è supportato da 16 nazioni: Austria, Belgio, Brasile, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito, insieme con il Cile che ospita tutta la sruttura. ESO sta attualmente costruendo il telescopio da 39 metri "Extremely Large Telescope" (ELT), che diventerà "il più grande occhio del mondo sul cielo".
A causa delle previsioni meteorologiche avverse siamo costretti a modificare l'orario di apertura dell'osservatorio astronomico di Monteromano prevista per questa Domenica: infatti è previsto che in mattinata il cielo sarà completamente coperto dalle nubi con rischi di piogge sparse.
Per questa ragione, abbiamo deciso di posticipare l'orario di apertura dell'osservatorio al pomeriggio, dalle 14:30 alle 18:30!
In questo momento, ci serve il vostro aiuto: vi saremmo davvero molto grati se poteste condividere la notizia, spargere la voce, avvisare le persone che sapete essere intenzionate a salire in osservatorio questa domenica... così che nessuno arrivi in mattinata, trovando l'osservatorio chiuso!
Orario a parte, il programma rimane pressappoco quello previsto, e quindi non ci resta che darvi appuntamento per Domenica 20 agosto, dalle 14:30 alle 18:30 per ammirare il Sole e le stelle di giorno!
In questi giorni la regione attiva AR2671 si estende attraverso la superficie
del Sole con i suoi 160.000 Km di larghezza. Un motivo più che sufficiente per preparare stamattina il mio telescopio solare in h-alpha , un Lunt80 con una lente di 8cm di diametro. Come dispositivo fotografico niente webcam o reflex, ma un semplicissimo smartphone Samsung J7, con la possibilità di fissarlo all'oculare tramite apposito accessorio.
Una volta centrato il Sole e accostato l'occhio all'oculare, ho avuto una bellissima sorpresa: una enorme
mano spettrale, formata da plasma modellato dai forti campi magnetici, si estendeva fuori dal disco del Sole, come a volere accogliere la Luna
mentre si sta avvicinando per l'eclissi di lunedì.
Sul suo lembo est, il Sole ha fatto mostra di sé in tutta la sua gloria atomica. Una luminescenza gassosa grande e allungata per diverse decine di migliaia di Km, detta protuberanza, si è sporta all'infuori della nostra stella come un'esca da pesca, filamento nebuloso che sfida la gravità e lotta per liberarsi dal Sole.
In questa bella e calda giornata di Sole, il mondo in cui viviamo sembra proprio perfetto per noi. Ed è proprio per questo che dobbiamo ringraziare il nostro amico Sole.
Non mancate quindi l'appuntamento per domenica 20 agosto presso l'Osservatorio di Monteromano, dalle 9:30 alle 12:30: il Sole promette davvero bene per i prossimi giorni!
Nella costellazione della
Piccola Volpe (Vulpecula), esattamente al centro del Triangolo Estivo, troviamo l'ammasso stellare aperto associato a nebulosità NGC 6823, e potrebbe essere questo il vostro bersaglio fotografico per questo e per il prossimo mese.
Quelle di agosto e di settembre sono le serate adatte per cercare di catturarlo in fotografia, per il fatto che si trova in una posizione davvero favorevole.
Ma il vero astrofotografo come prima cosa deve essere astrofilo, e non fotografo.
Deve conoscere gli oggetti che fotografa, e non limitarsi a fotografarli e basta.
Chi fotografa gli animali, per prima cosa deve studiare il loro comportamento, allo stesso modo l'aspirante astrofotografo deve avere per prima cosa delle basi d'astronomia prima di avvicinarsi ad una disciplina complessa come l'astrofotografia.
Questo è importante, non solo per una cultura personale, ma anche per ottenere dei risultati migliori: chi fotografa una nebulosa deve sapere come catturare la sua luce, deve sapere che è in H-alpha che le nebulose rosse hanno la loro massima emissione. Quindi conoscendo l'origine fisica di Ngc 6823, conoscendo che è intimamente collegato ad una nebulosa ad emissione, giungeremo presto alla conclusione che un filtro H-alpha centrato sulla finestra di 6563 A ci aiuterà ad ottenere i risultati migliori.
La nebulosa Ngc 6820, che si estende per circa 70 anni luce e si trova a circa 7500 anni luce di distanza, sta lentamente trasformando nubi di gas in
stelle; sta creando, anzi sta scolpendo l'ammasso aperto Ngc 6823, così come lo scultore scolpisce le sue opere.
Il centro dell' ammasso aperto, visibile a centro immagine
leggermente a destra, si è formato circa due milioni di anni fa ed è
dominato in luminosità da una serie di brillanti giovani stelle blu.
Alcune parti esterne dell'ammasso mettono
in evidenza come le stelle e le colonne della nebulosa ad emissione NGC
6820, contengano stelle ancora più giovani. Le enormi colonne di gas e
polveri probabilmente devono la loro forma allungata all'erosione subita
da parte delle violente radiazioni emesse dalle stelle più luminose
dell'ammasso.
Utilizzate un filtro halpha per riprendere questo meraviglioso paesaggio spaziale, e la soddisfazione quando vedrete il risultato finale non vi mancherà.
Questa immagine è stata ottenuta con la tecnica chiamata HRGB: 3 ore di posa con il filtro H-alpha (luminanza), 1 ora di posa con filtro R, 1 ora con filtro Green e 1,5 ore con filtro Blu, per un totale di 6,5 ore di esposizione.
L'attuale ciclo solare, il ventiquattresimo da quando vengono studiati, è iniziato nel 2008 ed ha raggiunto il suo massimo nel 2014 con intensi flare solari e con numerose e grandi macchie solari.
Da allora sta marciando sempre più velocemente verso il suo minimo, il che vuol dire che osservato al telescopio ci appare immacolato (spotless), senza macchie.
Quando il Sole si va man mano avvicinando al minimo solare, inizialmente fa qualche periodo senza macchie di qualche giorno, periodi che però diventano sempre più lunghi fino a diventare di mesi.
Un esempio: nel 2016 il Sole ha chiuso con 26 giorni senza macchie, ma nel 2017 siamo già a 58 giorni spotless, e mancano ancora 4 mesi e mezzo alla fine dell'anno.
8 i giorni spotless di gennaio, 16 a marzo, di cui gli ultimi 15
consecutivi, 5 in aprile 9 a maggio 4 a giugno e 16 a luglio di cui 12
consecutivi.
Il prossimo minimo si prevede intorno al 2020, poi seguirà un nuovo ciclo, il 25esimo, con costante aumento dell'attività.
In questi giorni il Sole non è spotless, ma presenta una regione attiva, la AR 2671, con alcune piccole macchie, quindi vale la pena di osservarlo al telescopio con appositi filtri solari, meglio ancora se il telescopio è in h-alpha, in quanto ci mostrerà anche alcune protuberanze e filamenti.
Però la sorpresa più grande di questo mese il Sole ce la regalerà il 21 agosto, quando verrà completamente eclissato dalla Luna.
Questa eclissi è visibile negli Stati Uniti, dove ogni centimetro del suo territorio sperimenterà un'eclissi solare. In molti
luoghi l'eclissi sarà parziale, cioè la Luna attraverserà il Sole fuori centro
lasciando una porzione a forma di mezzaluna del disco solare esposto.
Ma lungo una linea larga solo 113 Km, l'oscurità all'interno del percorso della totalità avrà un aspetto alieno. Poiché l'ombra è larga solo 113 Km, è possibile vedere la luce del giorno ai bordi anche mentre si sta nel nucleo scuro dell'ombra. Questa lontana luce sparsa produce un leggero bagliore rossastro ed effetti inusuali.
Molti uccelli smettono di cantare, i fiori fioriti di giorno iniziano a
chiudersi come per la notte e le api ritornano alle loro alveari. Sarà possibile vedere Venere e diverse stelle luminose, come Sirio, Procione e pure l'intera costellazione d'Orione.
Una idea di questo scenario ce la può dare questa splendida foto di Tunc Tezel apparsa su Apod dell'11 agosto di quest'anno, scatta durante l'eclissi totale dell'11 agosto 1999.