Alcune sere fa ho visto su Raidue il programma Voyager di Roberto Giacobbo. Delle differenze di contenuti e di
metodo fra la trasmissione di Giacobbo e, ad esempio, quelle di Piero e Alberto Angela si sono già espressi in molti (consiglio il post di
Galatea), per cui non mi dilungherò.
Permettetemi invece di sottolineare che non è scientificamente corretto, in una trasmissione che pretende di divulgare contenuti scientifici, insinuare nella mente dell'ascoltatore un messaggio ben preciso: è possibile leggere in Cielo il segno dei destini umani!
La trasmissione è infarcita di ipotesi, spesso fantasiose, e domande, tanto accattivanti quanto mal poste. Risposte e spiegazioni? Poche, e quasi mai inserite in un quadro interpretativo verificabile e/o verificato (Galileo insegna...).
Giacobbo attira l'attenzione dello spettatore evidenziando coincidenze e forzature astrali che colpiscono sicuramente la fantasia ma non poggiano su alcun fondamento scientifico.
Nel 1917 (anno della Rivoluzione russa), nel 1953 (anno della morte di Stalin) e nel 1989 (anno della caduta del muro di Berlino) Saturno e Nettuno se ne erano allineati con il Sole... e qualcuno aveva letto i segni di questa ricorrente configurazione celeste!
Provo anch'io a stare al gioco delle domande... Forse questi due pianeti sono i depositari dei destini del comunismo storico?
I due pianeti erano forse distratti (dal momento che non erano affatto allineati...) quando, attorno al 1865-67, Karl Marx scriveva "Il Capitale"?
Adesso che il muro è caduto e il comunismo storico è sepolto, di cosa si occuperanno Saturno e Nettuno?
L'uomo medioevale si mise nelle mani delle stelle. Viviamo forse un altro medioevo? "Mala tempora!", citando Brancaleone alle crociate... In questa epoca di negazione delle missioni lunari Apollo, di proliferazione delle pseudoscienze, di grandi fratelli e piccole stalle, c'è bisogno di un nuovo umanesimo: faber est suae quisque fortunae, ovvero ciascuno è artefice della propria sorte. E le stelle stanno a guardare... e forse anche a ridersela un po'.