martedì 28 aprile 2009

IL LAMPO registrato da Swift - L'oggetto più lontano mai osservato?!

Come segnalatoci tempestivamente pochi giorni fa dall'amico Luigi Foschini (che ora guarda caso si è trasferito all'Osservatorio di Brera in pianta stabile...), lo scorso 23 aprile il satellite SWIFT, “il rondone”, ha colto un improvviso Lampo di Raggi Gamma, con lo speciale strumento di bordo sviluppato per questo scopo, il BAT, Burst Alert Telescope.

Oggi la stampa ha dato notizia tramite i TG nazionali cercando di fare i propri "resoconti" e quindi cerchiamo anche noi di arginare le eventuali inesattezze ricostruendo, nei limiti del possibile una cronaca dell'evento. Luigi, che attualmente è impegnato e non può offrirci un contributo diretto, ovviamente interverrà appena gli sarà possibile per correggere o confermare quanto abbiamo ricostruito attraverso le informazioni reperite in rete e reputate più corrette ed attendibili.

Il Lampo Gamma dura parecchio (facendo le dovute comparazioni in ambito astronomico!), almeno 10 secondi.

E' indice di un evento cosmico probabilmente catastrofico ed estremamente energetico: si è calcolato, a seguire, che in quei 10 secondi sia stata emessa 100 volte più energia di quanto il Sole faccia nella sua intera esistenza stimata in 9 miliardi di anni!

Grazie a questa prima segnalazione di Swift si riesce a ripuntare immediatamente gli altri telescopi di bordo verso la zona in cui è appena terminato il Lampo Gamma.

Vengono immediatamente attivati per l'osservazione il telescopio capace di catturare i raggi X (XRT), realizzato in parte dall'Osservatorio di Brera-Milano dell’INAF, ed un secondo che osserva la radiazione visibile ed ultravioletta in quanto, ad un Lampo di Raggi Gamma segue, quasi subito, una forte emissione di raggi X ed una controparte nell’ottico, fenomeno noto come “afterglow”.

In questo modo si è potuto localizzare con precisione dove, nel cielo, era avvenuto il Lampo e il satellite Swift chiama a raccolta immediata i telescopi disponibili a Terra perché continuino senza esitazioni, l’osservazione nelle lunghezze d’onda della luce visibile.

Al momento dello scoppio del lampo, i soli telescopi che potevano essere puntati verso quella zona di cielo erano quelli del Nord America e delle Hawaii essendo in condizioni di buio notturno. Purtroppo riescono solo a rivelare una debole sorgente visibile nell’infrarosso, possibile indizio che la sorgente osservata è veramente molto, molto lontana.

Dopo qualche ora la notte avvolge le Canarie, dove l’Italia ha il proprio Telescopio Nazionale Galileo, TNG. E in Italia c’è anche, da oltre 10 anni, una rete di astrofisici denominata "CIBO" e organizzata a seguire e studiare questi fenomeni, che rappresentano uno dei problemi di frontiera più affascinanti dell’astrofisica attuale.

Ricevuto l’allarme in automatico da SWIFT, si attivano e chiedono di osservare il fenomeno con il TNG, sconvolgendo la schedulazione di lavoro di quella notte. Permesso prontamente accordato dal direttore, Emilio Molinari, data l’eccezionalità della situazione.

L'osservazione viene coordinata da Paolo D'Avanzo dell'INAF-Osservatorio di Brera e dell’Università di Milano-Bicocca, insieme ai colleghi di Brera, Roma, Bologna e delle Canarie.

L'osservazione, effettuata accoppiando agli strumenti del telescopio un prisma molto particolare, chiamato “di Amici” dal nome del fisico che lo mise a punto, inizia e man mano che i dati sono acquisiti alle Canarie vengono immediatamente trasferiti in Italia, dove sono analizzati da un team presente per tutta la notte nella sede di Merate dell’Osservatorio di Brera-Milano.

Già alle prime luci dell'alba del 24 aprile appare evidente che i dati raccolti dal TNG rivelavano un risultato eccezionale. L’analisi spettrale della luce della sorgente mostra segni che indicano che la radiazione emessa proviene da un oggetto lontanissimo, più lontano di qualsiasi altro mai osservato fino ad ora.

Col passare delle ore altri astrofisici della rete nazionale CIBO e SWIFT si univano da Roma e da Firenze al gruppo di Merate per raffinare l'analisi dei dati e consolidare il risultato ottenuto.

"È stata una notte veramente impegnativa ed emozionante" dice Paolo D’Avanzo "ed è importante ricordare che la "cattura" di questo evento unico è il risultato degli sforzi di un team preparato e affiatato da anni, che ha studiato e sviluppato metodi e procedure per affrontare queste situazioni, velocissime ed irripetibili, che abbiamo quando un Lampo di raggi Gamma esplode nel cielo".

Nel primo pomeriggio si è giunti al risultato finale: l'esplosione osservata si trovava ad un “redshift” z=8.1, corrispondente a più di 13 miliardi di anni-luce di distanza da noi e quindi avvenuta solo 600 milioni di anni, circa, dopo il Big Bang. “Si tratta quindi dell’oggetto celeste più distante mai osservato finora. Devo dire che, nonostante le continue limitazioni cui l’Ente è costretto per le perduranti restirizioni del finanziamento, l’entusiasmo e la preparazione dei nostri ricercatori vince ancora una volta, dandoci un risultato di rilievo assolutamente eccezionale in campo mondiale”, dice Tommaso Maccacaro, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Secondo le teorie maggiormente accreditate questa esplosione sarebbe l’ultimo, immenso, bagliore di una stella grande più di cento volte il nostro Sole.

L’osservazione ci rivela poi che già in un Universo così “giovane” esistevano stelle già formate ed anzi giunte al termine della loro esistenza.

“L’emozione in questi frangenti è sempre tanta, e in fondo la stessa di quando osservammo, oramai parecchi anni fa, il primo Lampo Gamma con il Satellite italiano Beppo-SAX. Gli anni di paziente ricerca da parte del ricercatori di questa collaborazione italiana sono stati premiati da un'osservazione eccezionale che rende la comunità italiana sempre più leader in questo campo”, dice Angelo Antonelli, dell’Osservatorio di Roma-INAF.

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